martedì 2 agosto 2011

La verità è ciò che non muore- 1x01




(Carson City, Nevada.)

Le tenebre ricoprivano la città con il loro oscuro manto di silenzio. Casa Gravestone era immersa nel sonno, come tutte le altre del quartiere del resto. Ma il silenzio era destinato a durare poco: la quiete fu squarciata all'improvviso dallo squillo del telefono. Squillò una, due, tre, quattro volte, come se urlasse. Poi la porta della camera di William Gravestone si aprì cigolando. L'uomo ne uscì ancora semi addormentato; si passò una mano sul volto assonnato e trascinando pesantemente le pantofole sul pavimento cercò a tentoni il telefono del corridoio, affidandosi alla memoria del luogo. Sollevò molto lentamente la cornetta, e non riuscì a trattenere uno sbadiglio prima di rispondere:
- Pronto?
- Will, sei tu?
Non appena riconobbe la voce all'altro capo del telefono, i suoi sensi si destarono di colpo. Il sangue nelle vene gli si gelò. Non avrebbe mai immaginato di udire ancora, dopo tanti anni, la voce di John Winchester. L'uomo iniziò a parlare, e William ascoltò il suo vecchio amico senza emettere un fiato. La sua espressione da sorpresa divenne addirittura terrificata. Ascoltava ma non udiva quello che John gli stava raccontando; la testa gli si affollò di ricordi orribili, sepolti in qualche angolo della memoria. William, ancora in silenzio poiché credette di aver perso l'uso della parola, teneva stretta nella mano la cornetta quasi a farsi male come se quella lo potesse preservare da una brutta caduta. Attorno a lui c'era ancora e solo silenzio. Riattaccò che John non aveva ancora finito di parlare. In quel momento Betsy si affacciò alla porta della sua cameretta, sfregandosi gli occhi con le dita:
- Chi era la telefono papà?- chiese sbadigliando.
William sobbalzò alla voce della figlia, come se non l'avesse riconosciuta. Sebbene fosse palesemente sconvolto, cercò di mantenere un atteggiamento normale. Riuscì poi a rispondere:
- Nessuno. Hanno sbagliato numero.
William si voltò e tornò nella sua camera senza aggiungere altro. Le gambe pesanti faticavano a camminare. Betsy, del tutto ignara di ciò che è appena accaduto, richiuse la porta e tornò a dormire. Una volta in camera sua, William si appoggiò allo stipite della porta richiusa e scoppiò in un pianto dirotto e silenzioso, trattenendo a stento i singhiozzi con una mano. Il passato era appena tornato a farsi sentire.
In quello stesso istante, qualche casa più in là da quella dei Gravestone,la signora Green, una vecchietta di circa ottant'anni, fu svegliata anch'essa nel cuore della notte da rumori che sentì provenire dalla sua cucina. Si alzò e inforcò gli occhiali, e accese la luce per scendere le scale. Si avviò lentamente verso la cucina, maledicendo la sua artrosi che la faceva avanzare così lentamente. Quando si affacciò sulla porta e tese la mano per accendere l'interruttore, vide un uomo ritto di spalle, immobile davanti al frigorifero. La donna sussultò, e credette per un istante di sognare.
- E lei chi diamine è, come ha fatto a entrare?- domandò tra la sorpresa e lo spavento.
L'uomo si voltò con lentezza, e quando lo fece la signora Green cacciò un grido. La sua faccia, i suoi occhi, era orribili. L'uomo, o qualunque cosa fosse, con una mossa lesta si avvicinò alla donna e con le nude mani le squarciò il ventre estraendole gli intestini come fossero semplici corde. La signora Green morì all'istante e cadde riversa nella sua stessa pozza di sangue. L'uomo sparì dissolvendosi nel nulla.

Sorse un nuovo caldo mattino su casa Gravestone. Justin, il più piccolo dei figli di William un ragazzo alto e magrolino, era intento a pulire e lucidare la sua Honda Hornet rossa, quella che definiva con orgoglio “il suo gioiello”. Un furgone si fermò a pochissimi metri da casa sua; i freni stridettero sul terreno, ma Justin non li sentì lo stesso poiché il suo iPod gli sparava nelle orecchie a tutto volume una canzone dei Muse. Dal furgone con un balzo scese Sean, suo fratello, che salutò gli amici e si avviò verso casa con uno zainetto sullo spalle mentre il furgone ripartì a tutta velocità. Quando vide il fratello minore, di spalle e accucciato sulla sua moto completamente estraneo a tutto ciò che accadeva attorno a lui, recuperò da terra un sassolino e glielo lanciò sulla schiena. Justin allora si alzò di scatto e si voltò furente. Quando vide Sean si levò una cuffietta dall'orecchio.
- Se sfioravi il mio gioiello, potevi già considerarti morto!- disse.
Sean scoppiò in una risata.
- Ti ho lasciato chino su quella moto e così ti ritrovo.- disse- Ma prima di partire non ti avevo detto che non è quella la rossa che dovresti montare alla tua età?
Justin finse di lanciargli contro il panno bagnato con il quale stava pulendo la carrozzeria del suo gioiello.
- Come mai già di ritorno dal tuo viaggetto estivo?- domandò poi- Ti sei stancato di dormire in tenda e mangiare cose in scatola? Ti mancava forse l'acqua calda?
- Di certo non mi mancavi tu, fratello!- rispose Sean in tono sarcastico- Betsy e papà sono in casa?
- Che io sappia si! Non li ho visti uscire!
Sean sghignazzò e aggiunse:
- Così impegnato a farti la tua rossa non avresti visto passare una donna nuda!
Si avviò ancora sghignazzando verso il portone di casa mentre Justin, attento a non farsi vedere, gli mostrò il dito medio. Nessuno dei due ragazzi se ne accorse, ma dall'altra parte della strada c'era parcheggiata una macchina scura. Era lì ferma da parecchio tempo. A bordo John Winchester aveva osservato la scena senza mai staccare gli occhi dai due ragazzi, aspettando il momento opportuno per scendere dalla macchina. Quando Sean varcò la soglia di casa, lo accolse un insolito silenzio. Richiuse la porta d'ingresso e chiamò a voce alta il nome della sorella e il padre. Non ricevette alcuna risposta. Si recò prima in cucina, poi in salotto; nulla era cambiato dalla sua partenza per il campeggio. Pensò che suo padre e Betsy fossero usciti, e salì le scale per andare in camera sua a disfare il suo zaino. Avrebbe poi fatto una doccia calda. Attraversò il corridoio. Il silenzio della casa era quasi innaturale. Quando aprì la porta della sua camera, Betsy gli si fiondò addosso facendolo sobbalzare. Gli allacciò le braccia al collo urlando e ridendo.
- Bentornato fratello!- disse.
- Betsy, ma sei pazza? Vuoi farmi prendere un infarto?- la sgridò Sean.
- Andiamo Sean, per così poco?- continuò la ragazza ridendo- Così grosso e così fifone eh?
- Così grande e così infantile eh?
Betsy si allontanò dal fratello mostrandogli la lingua.
- Non dovevi tornare tra una settimana?- chiese rifacendosi seria.
- In realtà tra due...- rispose Sean, gettando a terra il suo zainetto.
- E allora perché sei già a casa?
- Sentivo la tua mancanza!
- Hai litigato con Victoria?
- Ho rotto con Victoria.
Betsy non fu per nulla sorpresa da quella rivelazione.
- Perché? E lei è rimasta al campeggio?
Sean sbuffò; era evidente che l'argomento lo infastidiva.
- Dammi tregua, ok? Dov'è papà?
- In bagno.
Lanciò poi una veloce occhiata all'orologio che aveva al polso.
- In effetti è anche un bel po' che è chiuso lì dentro...
Sean e Betsy si scambiarono un'occhiata e, come leggendosi nel pensiero, uscirono di corsa dalla camera per andare a bussare alla porta del bagno, in fondo al corridoio. Sean picchiò un pugno sulla porta.
- Papà! Papà, tutto ok? Sono Sean, sono tornato!
Avvertivano lo scroscio dell'acqua. William era sotto la doccia assolutamente immobile, come impietrito. Non si era ancora accorto che si trovava in quella posizione da circa un quarto d'ora. Fissava un punto davanti a sé, come ipnotizzato. E solo quando riconobbe la voce di Sean che lo chiamava per la quarta volta, sembrò ridestarsi. Chiuse l'acqua della doccia.
- La vita rustica del campeggio ti stava stretta vero Sean?- disse cercando di mantenere il controllo della voce.
In realtà avrebbe voluto gridare.
- Assolutamente!- rispose Sean sorridendo.
Dopo aver ascoltato di nuovo la voce del padre, Sean chiese a Betsy di scendere assieme a lui in cucina per fargli un sandwich, mettendo come scusa che il viaggio l'aveva sfinito e che non era in grado di farlo da solo. Betsy gli diede una pacca amichevole sulla spalla, e annuì. In fondo, era felice di avere il suo fratellone di nuovo a casa. William, ascoltando i passi dei figli che si allontanavano in corridoio, si decise finalmente a uscire dalla doccia. Indossò l'accappatoio e si guardò allo specchio: chi era quell'uomo, il padre che aveva mentito per anni ai suoi figli, o il cacciatore di demoni spietato che era stato un tempo? Non seppe trovare una risposta a quella domanda. Spostò quindi lo sguardo alla finestra lasciata semichiusa, e subito scorse una macchina nera parcheggiata sull'altro lato della strada. La riconobbe all'istante e per poco non gridò dalla sorpresa. Come dimenticarla del resto? Come dimenticare John Winchester e il suo passato? Doveva scendere e accertarsi che l'uomo non bussasse alla sua porta, o sarebbe stata la fine. Si dimenticò addirittura di vestirsi. Scese in cucina e trovò Betsy intenta a confezionare un sandwich a suo fratello, mentre Sean era appoggiato al lavello della cucina.
- Non posso credere che Justin dedichi così tanto tempo a quella moto!- andava dicendo il ragazzo.
- Ma scherzi?- ribatté Betsy- Non ricordi che fino a poco tempo fa andava in giro con i pantaloni strappati e le pezze al culo pur di mettersi i soldi da parte e comprarsi la sua Honda rossa? Si farebbe uccidere per quella moto!
- Mio fratello non è normale!
- Smettila Sean! Vuoi che ti ricordi la tua fissa per l'impianto stereo della tua macchina? Passavi più tempo là dentro a sentir musica che qui in casa!
Poi la ragazza alzò lo sguardo e notò suo padre fermo sulla soglia della porta. Era pallido in volto.
- Ti senti bene papà?- chiese preoccupata.
- Che hai?- domandò Sean, andandogli incontro.
William tentò ancora di mascherare il suo nervosismo. Inutilmente questa volta.
- Nulla.- disse- Emicrania. Di quelle che ti fanno esplodere il cervello!
- E' per questo che non sei andato a lavoro oggi?- domandò Betsy.
- Già. Ogni tanto mi concedo un giorno di riposo anch'io!
- Te ne dovresti prendere due di giorni di riposo: hai davvero una brutta cera.- puntualizzò Sean.
- Vuoi che chiami il dottore?- si offrì Betsy.
- No, ragazzi sul serio. Mi passerà. Credo che tornerò a letto, così tutto mi passerà.
William abbozzò un sorriso per tranquillizzare i figli e fece per andarsene, quando Justin irruppe correndo in cucina. William, vedendolo in quello stato, s'immaginò il peggio. Invece Justin annunciò:
- Correte a vedere! Dicono che la signora Green è stata assassinata stanotte!
- Che cosa?- gli rispose Sean-Ma ti sei bevuto il cervello?
- Vieni fuori a sentire se non mi credi, idiota!- lo rimbeccò Justin.
Sean non se lo fece ripetere e seguì Justin fuori di casa. Betsy restò con il sandwich pronto a mezz'aria, mentre osservava immobile suo padre che era ancora più impallidito. Intuì che c'era qualcosa che non andava; la sua non era solo emicrania. William lasciò la cucina per tornarsene in camera, tremante, senza aggiungere una sillaba. Betsy allora abbandonò il panino sul tavolo e si decise a seguire i fratelli fuori di casa. E non appena John notò tutti e tre i ragazzi uscire in tutta fretta, scese dalla macchina. Riconobbe in quello il momento buono per parlare con il suo vecchio amico. Betsy nella fretta di uscire doveva aver lasciato la porta semiaperta così John Winchester poté entrare in casa Gravestone indisturbato. Varcò la soglia e si guardò attorno. La prima stanza in cui mise piede fu il salotto dove non poté fare a meno di notare sulla mensola del camino le foto della famiglia Gravestone. Foto di una famiglia felice, quella che lui non ha mai avuto.
- Vattene John, o chiamo la polizia!
William, dalla finestra della sua camera, lo aveva visto scendere dalla macchina.
- Non servirà a nulla. E tu lo sai bene Will.- gli rispose John voltandosi a guardarlo.
Si fissarono per un attimo che sembrò infinito.
- Che cosa vuoi?- chiese poi William.
- Ho cercato di dirtelo questa notte, ma tu non me ne hai dato modo.
- Non mi interessa, John. Io ho chiuso.
John fece un passo in avanti.
- Non decidiamo noi quando chiudere con il male, Will. E sai bene anche questo.
Ora stammi a sentire....
- No. Vattene John. Lascia stare me e la mia famiglia.
John non l'ascoltò e continuò ad avanzare verso di lui.
- Dean e Sam sono scomparsi.- rivelò tutto d'un fiato- Non li sento da circa due settimane. Stavano dando la caccia a qualcosa di grosso, Will, qualcosa che io e te conosciamo bene.
- Non so di cosa stai parlando....
- Parlo della morte di Ally, Will. Di tua moglie.
Nella stanza cadde un breve silenzio.
- No....no...
William iniziò a scuotere la testa in maniera convulsa, come a scacciare il ricordo di quella maledetta notte. John riprese:
- Dean e Sam forse hanno scoperto qualcosa. So che erano diretti in Oklahoma ma ho perso poi le loro tracce. Questo è l'ultimo messaggio di Dean che ho ricevuto.
Estrasse dalla tasca il suo cellulare. Recuperò un messaggio in segreteria e lo mise in viva voce. Dean diceva così: Papà io e Sam crediamo di averlo individuato. Prossima tappa: Tulsa, Oklahoma. Ti aspettiamo, non metterci troppo.
- In Oklahoma nessuno li ha visti.- spiegò poi John- Non ci sono mai arrivati. Qualcosa, o qualcuno, deve averli fermati prima...
William si strinse nelle spalle.
- Mi spiace John, davvero, ma non saprei come aiutarti....
- Sam e Dean sono la sola cosa che mi resta a questo mondo.- supplicò John- Se perdo loro, perdo tutto. Devi aiutarmi, abbiamo sconfitto insieme molti demoni in passato, lo possiamo fare ancora! E c'è la possibilità che quel demone che ha intrappolato Dean e Sam sia.....
- No...no...no...- lo bloccò William alzando le mani come a schermirsi- Non mi lascerò trascinare in questa folle caccia al demone. Ho perso Ally per colpa di queste stupide cacce, ho giurato a me stesso che non mi sarei più lasciato coinvolgere né da te né da nessun altro...ho chiuso con gli spiriti gli esorcismi, le sedute spiritiche....
William si bloccò perché vide che John fissava la soglia del salone. Allora si voltò e vide Betsy che li guardava con espressione sconcertata.
- Ma che cosa....- fece la ragazza.
La disperazione di William raggiunge il culmine.
- No, Betsy ascoltami....- provò a dire.
- Che...cosa stai dicendo papà?- sbottò la ragazza- Che succede qui? Chi è quell'uomo?
- Ascoltami Betsy....
- Non posso crederci Will...- s'intromise John- Non hai mai raccontato la verità ai tuoi figli!
- Verità? Quale verità?
Arrivarono nel frattempo anche Sean e Justin. Quando videro la curiosa scena e lo sconosciuto, chiesero che cosa stava accadendo. William, incapace di rispondere, sentì le lacrime agli occhi e la testa gli esplose. Si voltò a guardare John con occhi carichi di rabbia.
- Adesso basta John!- sbraitò- Tornatene all'inferno dal quale sei venuto!
Senza ancora rendersene conto, si avventò sul suo vecchio amico e lo colpì con un pugno sul volto. John cadde a terra e Betsy urlò.
- Ma che diamine succede papà?- sbottò Sean, allibito.
- Però, che gancio papà!- commentò invece Justin.
John si rialzò quasi subito massaggiandosi il mento. Non sembrò per nulla arrabbiato o offeso per quel gesto.
- Ora si che ti riconosco, Will.- disse- Ma non credi sia giunto finalmente il momento?
- Il momento per cosa?- domandò Betsy esasperata e sempre più confusa.
William si accasciò sulla poltrona. Dare quel pugno sembrò averlo sfinito. Poi disse:
- Della verità, Betsy. Spero solo mi perdonerete per quello che sto per dirvi...

William iniziò a raccontare del suo passato, rivelando l'esistenza dei demoni e delle forze oscure del Male. Sean, Betsy e Justin, ascoltavano quell'assurda storia senza emettere un fiato. Nel frattempo fuori c'era un via vai di macchine della polizia, e gente curiosa che si accalcava per vedere la casa della signora Green o il suo corpo mutilato. E nella cucina della signora Green si trovavano ora solo un paio di poliziotti. I due uomini avevano appena coperto il corpo della vecchia con un lenzuolo, quando questa si risvegliò di colpo. La signora Green, con il ventre ancora squarciato, si alzò e prima che i due poliziotti potessero fare qualcosa li uccise spezzando loro il collo. Quindi il demone uscì dalla porta sul retro lasciando dietro di sé una scia di sangue. In casa Gravestone era invece caduto il silenzio. William aveva finito il suo lungo racconto.
-E' tutto.- disse- Io avrei dovuto dirvelo anni fa ma...
- E' tutto?- chiese con voce atona Sean- Papà, come puoi dire che questo è tutto? Ti rendi conto di quello che ci hai appena detto? Tu ci hai mentito per tutti questi anni, ci hai nascosto la verità sul tuo passato, hai costruito la nostra vita sulle menzogne, hai...
- Lo so, Sean....Ma l'ho fatto per il vostro bene credimi....
- Per il nostro bene?- sbottò il ragazzo- Per il nostro bene?
- Sean, stai zitto e ascolta nostro padre.- lo sgridò Justin che in realtà non sapeva cosa dire- Non sarebbe cambiato nulla se ci avesse rivelato tutte quelle cose sui dem.....Insomma non sarebbe cambiato nulla. Anzi, sarebbe stato peggio...non avremmo mai avuto un'infanzia felice....mentre adesso possiamo capire esattamente di cosa stiamo parlando, di questi dem....
- Che cosa? Ma ti ascolti Justin mentre parli? Che diavolo stai blaterando? Se non riesci neppure a pronunciare la parola demoni, come pretendi di poter capire quello che accade?
- Ragazzi, per favore.- s'intromise John-State calmi. E' difficile accettare la verità ma...
- No, caro signor Winchester, non sto affatto calmo.- rispose Sean minaccioso-Chi è poi lei per arrivare così all'improvviso nelle nostre vite e costringere nostro padre a raccontarci tutte queste balle?
- Non sono balle Sean....- disse William, al limite della disperazione- Ti prego adesso ascoltami....
- No!- gridò Sean alzandosi di scatto dal divano- Ma voi siete tutti pazzi! Io me ne torno al campeggio.....voi siete matti!
Sean si diresse verso la porta, ma le parole di sua sorella lo fecero bloccare.
- E la mamma papà?- chiese Betsy- Era una cacciatrice di demoni anche lei?
- La più in gamba che conoscessi.- ammise William, ricacciando indietro le lacrime.
- E l'hanno uccisa i demoni papà?- continuò Betsy.
Ci fu una breve pausa.
- L'hanno uccisa i demoni papà?- insistette la ragazza alzando il tono di voce.
Il silenzio che seguì valse mille parole.
- No, no, questo è davvero troppo!- sbottò ancora Sean-E' da folli pensare che....no, queste cose non esistono...io me ne vado....
- E' qui, Sean. Proprio lì fuori.- rivelò John.
- Che cosa?- chiese Justin, allarmato.
- Un demone.- spiegò John- Credete davvero che la povera vecchietta a pochi isolati da qui sia morta per caso, o per opera di un ladro o che altro?
Justin sobbalzò sul divano, mentre Betsy si alzò per raggiungere la finestra e guardare fuori.
- Come?- domandò Justin- La vecchia signora Green è morta per opera di un dem....demo...?
- Si, certo come no....- sbraitò Sean-E adesso scommetto che ci dirai anche che Babbo Natale esiste e che le sue renne volano, no?
William si alzò dalla poltrona e si avvicinò al figlio.
- Sean, adesso basta. Devi starmi a sentire. Ho rinnegato troppe volte il passato.....ma ora non è più possibile. Ci hanno trovato....
- No papà.- lo corresse Betsy- Non hanno trovato noi....hanno seguito lui!
E indicò con l'indice John.
- Sapevano che saresti venuto qui?- domandò William.
- Sanno che sto cercando Dean e Sam.- rispose John- E forse sanno anche che sarei venuto qui a chiederti aiuto. Sanno che insieme siamo più forti. Cercheranno di dividerci ancora....e stavolta faranno in modo che sia per sempre.
- Dunque li hai portati da noi....- concluse Justin anche se non sapeva di cosa diamine stavano parlando.
- Ma portati chi? Ma che cavolo state dicendo? Ma voi siete completamente pazzi....io me ne vado....
Sean, sempre più esasperato, si avviò alla porta d'ingresso.
- Tu non esci da questa casa Sean.- comandò William.- Torna immediatamente qui. Non è un gioco. Morirai se uscirai fuori. Sean, Sean!
Poi l'urlo di Betsy richiamò l'attenzione di tutti. Davanti al vetro della finestra del soggiorno, era appena apparso il volto insanguinato della signora Green. Betsy non riuscì a muovere un muscolo per lo spavento, e fu John a tirarla via da lì afferrandola per le braccia. Restarono tutti a fissare impietriti ciò che accadeva: il demone, fracassò il vetro della finestra con una testata e tentò di entrare ghignando.
- Papà che facciamo?- gridò Betsy incapace di staccare gli occhi da quella che fino a poco tempo prima era stata la sua vicina di casa.
- Will....rispondi a tua figlia.- disse John, che di tutti sembrava quello meno spaventato- Oramai non puoi più scappare dal passato.
William esitò ancora un istante. Guardò le facce dei figli; la parola terrorizzati non sarebbe bastata a descriverle. Questo gli diede una scossa e mutò finalmente atteggiamento: doveva proteggere la sua famiglia ora.
- Correte al piano di sopra e nascondetevi ragazzi,e non scendete per nessuna ragione. Io e John prepareremo una bella trappola per demoni.
Sean, Betsy e Justin restarono immobili. Poi fu Sean a muoversi per primo: afferrò sua sorella e comandò al fratello minore di seguirlo. Justin ubbidì senza farsi pregare. Corsero su per le scale e al piano di sopra si nascosero in camera dei genitori.
Il demone nel frattempo, sotto le spoglie mutilate della signora Green, era riuscito a entrare nel salotto.
- In cantina John.- gridò William con l'intento di farsi udire soprattutto dal mostro- Lì ho tutto quello che ci serve.
- Lo spero davvero, Will. Io ho lasciato quasi tutto in macchina.
- Devo avere ancora qualche munizione dal passato!- aggiunse William mentre correva verso la porta della cantina con John che gli stava alle costole.
- Come ai vecchi tempi!- disse quest'ultimo.
- Come ai vecchi tempi....- ripeté William- Se solo ci fosse Ally...
Il demone li seguì: John aveva avuto ragione, era lì per ucciderli e per impedire così che tornassero a cacciare assieme. I due uomini scesero in cantina e iniziarono a darsi da fare: c'era un demone da intrappolare. Proprio come ai vecchi tempi.
Nel frattempo al piano di sopra i tre fratelli attendevano. Justin misurava a grandi passi il pavimento, Betsy non riusciva a stare ferma e batteva ripetutamente un piede a terra torturandosi le mani. Sean era l'unico a starsene immobile a fissare il pavimento.
- E' tutto assurdo, è tutto assurdo, è tutto assurdo....- andava ripetendo.
- Smettila Sean, mi dai sui nervi!- lo rimproverò Betsy.
Sean le rispose, scontroso:
- Come puoi, Betsy?
Betsy smise di battere il piede sul pavimento.
- Come posso cosa?
- Credere a nostro padre?
La ragazza gli rivolse un'espressione di rimprovero.
- E tu come puoi non credergli?- gli disse.
Sean si risentì di quelle parole. Sua sorella aveva ragione, si stava facendo trasportare dalla paura di una verità che continuava a negare.
- E' tutto così reale.....Dio mio....- aggiunse Justin quasi alle lacrime- Che facciamo?
- Non possiamo restarcene chiusi qui....- disse Betsy con voce incrinata dal terrore.
Aveva ancora davanti agli occhi il volto trasfigurato della signora Green.
- Hai ragione Betsy.- parlò Sean alla fine risollevando lo sguardo- Io vado di sotto.
- Che cosa? Ma sei tutto scemo? Lì c'è un dem.....- provò a obiettare Justin.
- Non posso restare fermo qui senza muovere un muscolo.....- continuò Sean- Justin, tu resta qui con Betsy e non perderla mai di vista ok?
A Justin quel piano non piacque affatto.
- No, no- disse- non possiamo dividerci....
- Just per favore.- insistette Sean fissando il fratello negli occhi- Io devo scendere.
Justin si costrinse ad annuire. Sean e Betsy si scambiarono un'occhiata d'intesa, quindi la ragazza prese a guardarsi attorno e quando vide il crocefisso appeso alla parete sopra il letto dei genitori, si mosse per prenderlo e lo diede al fratello.
- E con questo? Che devo farci?- le domandò Sean.
- Ti proteggerà!- rispose lei abbozzando un sorriso.
Sean annuì. Quindi si raccomandò ancora di non lasciare la stanza per nessun motivo.
Poi aprì lentamente la porta e uscì in corridoio. Si affacciò alla balaustra per vedere chi o cosa ci fosse al piano inferiore. Non si avvertiva un rumore. Scese le scale brandendo il crocefisso come un'arma e si sentì per questo molto ridicolo. Camminò molto lentamente verso la cantina, cercando di non fare rumore. Avvertì poi del trambusto e per questo decise di aumentare il passo. Quando si affacciò sulla porta della cantina vide uno spettacolo davvero assurdo: John steso a terra e la Signora Green- demone che avanzava verso suo padre, in un angolo della cantina. A terra c'era un cerchio fatto con il sale e al suo centro, disegnato con il gesso rosso in modo molto frettoloso, uno strano simbolo. Sean fece per scendere, ma il demone parlò e la sua voce gracchiante e cavernosa allo stesso tempo lo immobilizzò.
- Questi trucchetti sono vecchi, William.- disse il demone.- Non hanno salvato Ally, e ora non salveranno te. Avresti fatto meglio a non decidere di darci la caccia di nuovo. La pena ora sarà la morte!
Sean sentì poi il padre recitare una formula in latino ma il demone scoppiò in una risata sarcastica prima ancora che lui potesse finire.
- Te l'ho detto William, non puoi fare nulla.- disse ancora il mostro- Non hai più la stoffa per queste cose!
La signora Green, o quello che ne era rimasto di lei, fece per avventarsi su William. Ma Sean, vedendo il padre in pericolo, trovò la forza e la lucidità per lanciare addosso al demone l'unica cosa che teneva in mano: il crocefisso.
- Sta' lontano da mio padre, mostro!- urlò poi il giovane.
Poi accadde tutto davvero velocemente: il demone si voltò verso Sean e alzò un braccio per scaraventarlo lontano, ma John fece appena in tempo a rialzarsi e a impedirglielo, afferrandolo per le spalle. L'uomo, con un gesto di disperazione, riuscì a farlo cadere al di là del cerchio di sale, proprio sopra il simbolo disegnato.
- Andiamo Will!- gridò poi- Ripeti la formula!
William ubbidì e ripeté il rito in latino; non appena ebbe completato il simbolo disegnato con il gesso rosso s'illuminò. John lasciò il demone e si affrettò a uscire dal cerchio. Il demone cacciò un urlo terrificante, mentre venne circondato da un lampo di luce e successivamente dalle fiamme. Si dissolse e scompare tra le sue stesse grida. Nella cantina piombò il silenzio. William corse subito da suo figlio.
- Stai bene, Sean?- gli domandò.
Sean fissò il cerchio dove il demone era svanito e fece un cenno con la testa.
- No, papà....per nulla....
- Non hai perso il tuo tocco, Will.- disse John battendogli un colpo su una spalla- Tranne per quell'orribile scarabocchio sul pavimento. Ma è servito lo stesso. Come ai vecchi tempi.
William sforzò un sorriso.
- Ma scherzi? Non avevo mai intrappolato un demone in accappatoio e pantofole.
I due cacciatori di demoni si sorrisero. Per un momento parve a tutti e due di essere tornati indietro nel tempo.
- Vai di sopra, Will.- disse poi John – Metto a posto io qui. Vai dai tuoi figli.
William annuì e assieme a Sean, ancora sotto shock per quello che era accaduto, salì al piano di sopra. Ma quando provò ad aprire la porta, Betsy e Justin gli si avventarono contro la prima brandendo una bajuour e il secondo un paio di stampelle di legno per abiti.
- E con quelle che cosa volevate farci?- chiede William divertito.
Prima Betsy e poi Justin scoppiano in una risata nervosa.
- E' tutto finito papà?- chiese Betsy gettandoglisi tra le braccia.
- Per ora, Betsy. Per ora.
William guardò Sean, ancora muto e serio.
- Scendiamo di sotto ragazzi.- disse.
Si accomodarono in salotto, e solo quando si sedette sul divano Sean parlò:
- Allora è tutto vero papà.....i demoni.....i mostri...
William annuì.
- Si, Sean. Moltissima gente non ne è a conoscenza, oppure semplicemente finge che certe cose non esistono. Ma il Male è tutto attorno a noi, e alcune persone, come John o me o tua madre ad esempio, scelgono di combatterlo.
- La mamma è stata uccisa da un demone, non è morta per un infarto come mi hai fatto sempre credere, non è vero?- domandò il ragazzo.
William si accorse di non poter più mentire. Annuì.
- Si, Sean. Ci attaccò di sorpresa una notte. Eravamo a fare un viaggio in Arizona, ricordi? Lasciammo te, Justin e Betsy a casa con i nonni. Non era una vacanza, davamo la caccia a qualcosa di grosso lì. Ma lei non fece attenzione, era molto più coraggiosa di me, molto più testarda. E andò da sola in quel cimitero. Quando la raggiunsi, era già morta. Diedi la caccia a quel maledetto, ma non lo trovai. Non riuscii a vendicarla e questo mi fece quasi impazzire. Chiusi con la caccia e mi convinsi che il Male non esisteva più. Ma non è così, Sean, non è così. Vi ho protetto nella menzogna, ma il passato non si può seppellire. Sono stato indifferente alle richieste d'aiuto di persone che sapevano quello che facevo, e che mi chiamavano disperate. Ho finto che tutto andasse bene.
- Ma ora non puoi più farlo...- disse Justin.
- No. Non più.
- Ora non possiamo più farlo.
Sean accentuò la parola possiamo.
- Papà, non possiamo più farlo.- proseguì il giovane- Oramai ci siamo tutti dentro fino al collo! Non ti lasceremo affrontare tutto questo da solo.
- No, ragazzi ascoltatemi...voi non vi rendete conto di quello che dovrete affrontare....
- No, papà, tu non ti rendi conto!- esplose Betsy quasi fino alle lacrime- Ci hai fatto sempre credere che la mamma fosse morta per cause accidentali, quando invece tu conoscevi benissimo la verità. Ma come potevi guardarci negli occhi e menrtici così spudoratamente? Come hai potuto nasconderci che lì fuori ci sono demoni, fantasmi e che ogni giorno noi eravamo in pericolo? Che ogni giorno potevamo morire? Io non voglio scappare come te. Io voglio essere come la mamma....
- Betsy ha ragione.- aggiunse Sean-Noi non ci nasconderemo, vero Just?
- Assolutamente.
Prima che William potesse controbattere, John li raggiunse.
- Tutto ok in cantina.- disse- Ora possiamo tornare a parlare di Dean e Sam?
- Chi sono Dean e Sam?- domandò Justin-Cacciatori o dem.....dem-o-n-i?
- Dean e Sam sono le persone che hanno bisogno d'aiuto.- rispose William- Sono le persone che dobbiamo trovare.
John fu sollevato ma non sorpreso da quelle parole. Sapeva che il suo vecchio amico di caccia lo avrebbe aiutato alla fine. La notte scese più lesta del previsto. Sean, Betsy e Justin si ritrovarono in salotto a guardare la TV. Solo quando il notiziario locale passò la notizia della morte della Signora Green, si ridestarono ognuno dai propri pensieri. Justin cambiò subito canale.
- Quella vecchia è stata un incubo anche nella morte.- disse- Mi ricordo quando mi sgridava di non passare sulle sue aiuole e calpestare le sue campanule. I cani randagi lo facevano e quella dava la colpa a me...roba da matti...
- A me invece fa pena;- lo corresse Betsy- è stata un'orribile morte la sua.
- Peggio è stata la sua resurrezione.- puntualizzò Sean.
- Non ho ben capito: il demone l'ha uccisa e si è impossessato del suo corpo?- chiese Justin.
Fu Sean a rispondergli:
- Più esattamente ha preso le sue sembianze.
- Dio, poteva scegliersi una veste migliore.....che ne so....Paris Hilton per fare un esempio.....
- Pensavo che Paris Hilton fosse già un demone!- ironizzò Betsy.
Scoppiano a ridere per poi farsi subito seri. Scese un breve silenzio.
- Posso dormire in camera con voi stanotte?- domandò Betsy.
- Assolutamente no. Io pensavo di restare a dormire qui in salotto. Ho paura di trovarmi un dem.....Non riuscirò mai a dirlo.....Un dem....nel letto insomma....
- Questa è davvero un'idea stupida!- lo canzonò Sean.
- Non quanto quella di lanciare un crocefisso addosso alla vecchia Green resuscitata!- rispose Justin allo stesso modo.
Sean si rifece serio.
- No, quello è servito invece. Mi è servito a guardare in faccia il Male. Ed è spaventoso, ragazzi. Non so cosa accadrà adesso. So però che sarà spaventoso....
Nella stanza scese il silenzio. Betsy, dopo circa un quarto d'ora, chiuse gli occhi e si addormentò con la testa poggiata sulla spalla di Justin. In cucina intanto John e William sedevano al tavolo davanti a una bottiglia di whisky. Stavano discorrendo a voce molto bassa.
- Cosa hai detto ai tuoi figli della morte di Ally?- domandò John.
- L'indispensabile.- rispose secco William bevendo il suo secondo bicchierino di whisky.
- Non hai rivelato loro che era incinta quando morì?
A quelle parole William rabbrividì.
- Assolutamente no.- disse- E' già stata dura raccontare la verità dopo tutti questi anni. Del bambino che portava in grembo non devono sapere nulla.
- Quel bambino potrebbe essere ancora vivo...
- Impossibile. Ally era incinta di soli tre mesi quando è morta.
- Ma chi l'ha uccisa le ha strappato via il feto, ricordi? O hai rimosso anche questo?
William trattenne un singhiozzo.
- E' l'unico particolare che ho ben stampato nella memoria, quello che mi ha fatto rinnegare tutto, quello che mi tiene ancora sveglio la notte.
- Quel feto è stato scelto Will. Non a caso Ally è stata perseguitata e uccisa così barbaramente. Il figlio di due cacciatori di demoni. Il bambino potrebbe essere stato cresciuto e allevato dal Male. Tuo figlio potrebbe aver catturato Dean e Sam.
William scosse energicamente la testa e picchiò il suo bicchierino sul tavolo.
- I miei figli sono tutti e tre in salotto.- disse con tono che non ammetteva repliche- Non ne ho altri. E adesso versami altro whisky.

Betsy sognò un cimitero quella notte. Vide una lapide, la lapide di sua madre. Vi era un giovane accanto alla lapide, ma che non riuscì a vedere bene in volto perché voltato di spalle. Poi però qualcosa le suggerì di voltarsi e quando lo fece vide un altro ragazzo a terra, con le mani e i piedi legati. Nonostante l'oscurità riuscì a notare il suo viso sporco di sangue e fango. Provò ad avvicinarsi per vedere meglio ma in quel momento si svegliò di colpo. E proprio nel medesimo momento, in un posto lontano freddo e isolato, legato e gettato a terra anche Sam Winchester si destò di soprassalto: aveva fatto lo stesso sogno. Aveva sognato Betsy.

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