mercoledì 17 agosto 2011

La morte ti uccide 1x03




I fratelli Gravestone indagano su una morte misteriosa, e capiranno presto così che non sono solo i demoni e i fantasmi a causare morte e terrore....

(Hotel Comfort Inn, Palo Alto.)
Betsy fece di nuovo quell'incubo. Il cimitero di notte, la tomba della madre, la presenza del giovane voltato di spalle, il ragazzo a terra con il viso insanguinato. Ma questa volta, quando si voltò per vedere meglio il giovane sofferente, non si svegliò. Camminò lentamente verso di lui. Lo sentiva lamentarsi; doveva essere ferito molto gravemente. Si accostò ancora un poco con il cuore in tumulto e il respiro affannato come se avesse corso. Quando fu a pochissima distanza dal ragazzo, fece per accucciarsi. Non riusciva ancora a vederlo in volto, l'oscurità non lo permetteva. Ma un urlo spezzò la quiete, il grido della voce di un altro giovane che strillò:
- Allontanati subito da mio fratello!
Betsy si svegliò urlando. Justin, svegliato a sua volta di soprassalto, per poco non cadde dal letto nel correre da sua sorella. Lei lo abbracciò, tremante. Questa volta non solo aveva visto le immagini nel sogno, ma aveva percepito il dolore del giovane a terra e la disperazione nella voce che aveva urlato alle sue spalle.
- Betsy, devi dire a papà di questi incubi!- le disse Justin accarezzandole la testa- Se non lo farai tu, giuro che ci penserò io.
Betsy annuì e tentò di calmarsi. In quel momento la porta della stanza si aprì ed entrò Sean con un fascio di giornali sotto il braccio e una busta nell'altra. Non appena vide i fratelli abbracciati, capì subito quello che era accaduto.
- Di nuovo quel sogno Bets?- chiese conoscendo tuttavia la risposta.
Betsy si asciugò le lacrime.
- Hai la colazione lì?- domandò notando la busta che portava il fratello- Sto morendo di fame....
- Non cambiare discorso!- la rimproverò Sean senza essere troppo duro- Se sogni la tomba della mamma, deve esserci un motivo. Ci serve l'aiuto di papà...
- A proposito: dov'è adesso?- chiese Justin fiondandosi letteralmente sulle ciambelle che il fratello aveva appena cacciato fuori.
- In giro con Winchester.- rispose Sean in tono seccato- Stanno combinando qualcosa quei due, me lo sento. E ancora una volta papà ci tiene all'oscuro di tutto....
Betsy diede un morso alla ciambella e annuì.
- E quelli?- chiese indicando i giornali- Non mi risulta che tu abbia mai letto un quotidiano.
Sean si accomodò sul letto e mostrò ai fratelli un articolo in particolare.
- Guardate qua, è riportato su tutti i giornali di oggi: Jack Smith, diciassettenne trovato morto nel cimitero di Alta Mesa una settimana fa per cause ancora sconosciute. Mary Smith, la sorella, non si dà pace e chiede chiarezza. L'autopsia parla di un arresto cardiaco, ma Mary continua a sostenere che suo fratello è stato assassinato.....
- Davvero un bel modo per darci il buongiorno!- commentò Justin addentando la seconda ciambella- E dovrebbe interessarci?
Sean lo guardò torvo.
- Penso proprio di si.- disse- In questa città sono passati dei demoni. Avranno lasciato le loro tracce ovunque.
- E credi allora che quel ragazzo sia stato ucciso da uno di loro?- domandò Betsy saltando giù dal letto.
Sean alzò le spalle.
- Forse. Chi può saperlo...
-E non dovremmo allora chiamare papà?- chiese ancora la ragazza mentre recuperava dei vestiti puliti che aveva portato con sé per il viaggio.
- Io credo che questa volta non ce ne sarà bisogno.- disse Sean.
Justin e Betsy lo fissarono.
- Diamogli la caccia da soli.- riprese Sean- Facciamo qualche ricerca e se quello che troviamo è un vicolo cieco, allora avremo solo perso del tempo. E se invece...
- E se invece quello che troviamo sono demoni e mostri?- finì Justin per lui.
Sean restò un attimo in silenzio. Afferrò una ciambella.
- Allora li distruggiamo.- disse- Ci state o no? Ricordate la vostra promessa....
- Un conto è finire nei guai perché i demoni ci braccano; un conto è cercarceli questi guai.- fece Betsy.
- Io voglio imparare a difendermi.- parlò Sean serio in volto- Quando uno di quei bastardi tornerà a colpirci, io vorrò essere preparato. Ma non saprò mai come proteggere me o voi se non scendo per primo in campo.
Justin fu costretto ad annuire. Aveva una fifa tremenda, ma suo fratello non diceva il falso. Prima affrontavano quella realtà, prima imparavano come combattere il Male e meglio sarebbe stato per tutti loro.
- Ok.- disse- Allora penso che per prima cosa dovremmo andare a parlare con questa Mary Smith....
Sean annuì. Quindi guardò Betsy. La ragazza sospirò.
- Sapevo che non saremmo tornati a casa tanto presto!- disse lei prima di chiudersi in bagno per farsi una doccia.

William e John nel frattempo sedevano al tavolino di un bar davanti a due caffè fumanti. Avevano dormito poco e per quasi tutta la notte erano stati alla ricerca di indizi e informazioni, facendo non poche telefonate a cacciatori come loro sparsi in giro per l'America. Dovevano assolutamente sapere se qualcuno si era imbattuto in una presenza demoniaca di livello superiore, e soprattutto se qualcuno avesse notizie di Dean e Sam.
- E' impossibile che siano svaniti nel nulla!- sbottò John riattaccando il telefono dopo l'ennesima chiamata- Qualcuno deve averli visti prima che....
Non completò la frase. Tirare in ballo ancora un ipotetico quarto figlio di William allevato dal Male, avrebbe scatenato di nuovo una lite tra i due amici.
- Sei sicuro che arriverà?- domandò William dando una veloce occhiata al suo orologio.
- Se Bobby dice di aspettarlo qui, sta pur certo che verrà!- rispose John.
- I miei ragazzi si saranno svegliati!- disse poi William- Si staranno chiedendo dove mi trovo.
- Non puoi pensare di proteggerli ventiquattro ore su ventiquattro. Non è così che funziona, Will, lo sai.
- Lo so!- rispose William in malo modo- Non c'è bisogno che ogni volta me lo ricordi!
- Per tutti i demoni della terra!- esordì una voce alle sue spalle- Non siete cambiati affatto ragazzi, sempre a battibeccare voi due!
William si voltò: il viso amichevole e sorridente di Bobby bastò a cancellare la rabbia. Si alzò e lo abbracciò ridendo.
- Bobby! Vecchio diavolo, come stai?
Bobby gli batté una mano su una spalla.
- Per quel diavolo ti perdono, Will, ma per il vecchio....- fece lui scherzosamente.
Poi Bobby notò lo sguardo serio di John e la voglia di scherzare gli passò di colpo.
- Mi spiace, John. Ancora nessuna traccia di loro.- disse grave.
Prese posto con i suoi due vecchi amici; i tre cacciatori finalmente riuniti. L'Inferno ora avrebbe avuto di che preoccuparsi.....
- Nessuno ha notizie di Sam e Dean in Oklahoma.- spiegò Bobby- Sicuro che fossero diretti lì?
- Sicurissimo.- rispose John- Se avessero cambiato destinazione, avrebbero trovato il modo di farmelo sapere.
- Forse non ne hanno avuto il tempo....- azzardò William.
- Ma che cosa li braccava?- chiese Bobby- Siamo stati così impegnati a cercarli che non ci siamo chiesti che cosa li stava inseguendo!
- Io un'ipotesi ce l'ho....- iniziò John guardando William.
Quest'ultimo si agitò sulla sedia, sbuffando.
- Andiamo John, adesso basta. Ancora con la storia.....con la storia di mio figlio?
- Quale figlio?- s'informò Bobby- Quello che Ally aveva in grembo quando l'hanno uccisa?
- Ritengo che quel bambino sia stato allevato dai demoni e che abbia catturato Dean e Sam.- spiegò John con noncuranza.
William tentò di mantenere la calma. Bobby preferì non commentare quella notizia.
- Ammettiamo che sia come dici tu, John.- disse alla fine William- Perché questo demonio avrebbe catturato i tuoi figli?
- Perché sapeva che io sarei venuto da te, e che insieme gli avremmo dato la caccia.
- Si, ma perché?- insistette William- Non credi che sia tutto assurdo?
- La parabola del figliol prodigo.- s'intromise Bobby- Il figlio che dopo tanto tempo torna a casa dal padre. Solo c'è da chiedersi: questa volta il padre accetterà di riavere il figlio con sé?
William fece per rispondere ma si zittì quando notò Sean, Betsy e Justin dirigersi verso di loro. Presentò a Bobby la sua famiglia, e avrebbe omesso di dire che l'uomo era un cacciatore se Sean non lo avesse espressamente chiesto.
- Si ragazzi, do anch'io la caccia a quei mascalzoni!- disse Bobby sorridendo- Una volta io e vostro padre abbiamo esorcizzato una spogliarellista.....fu un grande esorcismo quello.....
I fratelli Gravestone si scambiarono un'occhiata divertita. John trattenne una risata e William afferrò con una mano la spalla di Bobby e strinse quasi a fargli male.
- Allora ragazzi.....spero per voi che abbiate fatto colazione!- disse William- Non vorrete per caso restare qui in compagnia di questi tre vecchi cacciatori...
- No papà.- rispose Sean- In effetti siamo venuti a dirti che andiamo a farci un giro turistico per la città. Se non ti spiace darmi le chiave della tua macchina....
- Si si, papà- gli fece eco Justin- Ma non ci metteremo nei guai, no, no....
Betsy diede una gomitata al fratello minore.
- Ci vediamo a pranzo papà.- disse- Se hai bisogno di noi fai uno squillo al cellulare!
- Va bene, ma state attenti!- si raccomandò William consegnando a Sean le chiavi della sua Ford grigia.
I tre ragazzi salutarono Bobby e John; quindi si allontanarono frettolosamente prima che qualcuno di loro potesse fare qualche altra domanda.
- Betsy è la copia identica di Ally.- commentò Bobby- Dean e Sam ne andrebbero matti!
- Allora sbrighiamoci a trovarli!- rispose John.

Non fu difficile scoprire dove Mary Smith abitava. In città non si faceva altro che parlare della morte misteriosa del fratello, e la ragazza era divenuta suo malgrado una sorta di celebrità. Quando suonarono alla sua porta, ancora non avevano trovato una scusa plausibile per parlarle.
- Lasciate fare a me.- disse Sean.
La porta si aprì dopo qualche minuto e Sean si ritrovò davanti una delle più belle ragazze che avesse mai visto. Non riuscì così a spiccicare una parola.
- Si?- fece la ragazza- Chi siete voi?
- Ciao, mi chiamo Betsy Gravestone e lavoro per uno dei giornali locali!- esordì Betsy facendosi avanti e scostando il fratello da un lato.
Mary si fece subito seria.
- Ancora giornalisti?- sbottò- Credo di avervi raccontato già tutto, non voglio un altro articolo che mi faccia sembrare pazza...
Fece per chiudere la porta ma Sean, tornato in sé, la bloccò:
- No, no...noi siamo qui perché invece le crediamo. Crediamo che suo fratello non sia morto per un arresto cardiaco.
Quelle parole fecero mutare atteggiamento alla ragazza, che alla fine si decise a far entrare i tre giornalisti in casa.
- Tutti credono che mio fratello sia morto accidentalmente, ma in realtà è stato ucciso.- iniziò la giovane mentre i fratelli Gravestone si accomodavano sul divano.
- Ucciso da chi?- domandò Justin recuperando dalla tasca un taccuino che aveva portato con sé.
Quello l'avrebbe fatto entrare meglio nella parte di giornalista. O cacciatore....
- Dalla banda degli Scheletri.- rispose Mary in tono naturale- La banda che frequentava mio fratello.
- Che genere di...banda?- proseguì Justin.
- La classica banda di ragazzi che s'interessa d'occultismo, ascolta musica metal e si veste di lutto tutto i giorni.- rispose Mary- Io glielo avevo detto che....
La ragazza trattenne un singhiozzo. Sean fece alzarsi e andare a consolarla, ma Betsy lo guardò torva.
- I suoi genitori la pensano come lei?- domandò Betsy.
- Mio padre non vuol sentire nemmeno nominare quei ragazzi, ma non credo che li ritenga responsabili.- rispose Mary- Mia madre invece è morta tre anni fa. Ma credevo che questo lo sapeste, tutti i giornali....
- Ma certo...- si affrettò a dire Betsy per giustificarsi- Intendevo dire se suo padre la pensava come lei....
- E in che modo questa banda avrebbe ucciso suo fratello al cimitero?- chiese Sean.
- Loro avevano uno stupidissimo rito di passaggio....andare al cimitero di Alta Mesa di notte, completamente da soli e partecipare a una sorta di caccia alla tomba organizzata dal branco. Mio fratello doveva farlo, oppure l'avrebbero cacciato dal gruppo.
- La parola caccia ricorre un po' troppo spesso da queste parti....- commentò Sean sarcastico.
- Dove possiamo trovare gli Scheletri?- domandò Justin- Vorrei intervistare anche uno di loro se possibile.
Sean e Betsy guardarono il fratello con aria interrogativa.
- Quello che chiamano capo banda è un tipo davvero poco raccomandabile.- rispose Mary-Io starei lontana da lui se fossi in voi.
- Il suo nome?- continuò Justin mentre scribacchiava sul suo taccuino.
- Clive Foster.- disse Mary- E' un energumeno senza cervello. Ma non vorrete per caso andare a fargli un'intervista, vero?
- Stia tranquilla!- rispose Justin con aria saccente- Conosciamo bene i rischi del nostro mestiere. Vero ragazzi?
Per reggergli il gioco, Sean e Betsy furono costretti ad annuire. Mary poi spiegò dove avrebbero potuto trovare Clive. Quindi i tre si congedarono prima che la ragazza potesse smascherarli, visto che iniziava ad avere già qualche dubbio sulla veridicità della loro identità.
- Conosciamo bene i rischi del nostro mestiere!- lo scimmiottò Sean una volta fuori- Ma che cavolo andavi dicendo?
- Dico che m'intrufolo nella banda e partecipo a quel rito.- annunciò Justin mentre risalivano in macchina.
- Ma ti sei bevuto il cervello?- lo rimproverò Sean che mise in moto.
- Dobbiamo scoprire che cosa è veramente accaduto a quel ragazzo in quel cimitero!- insistette Justin.
- Forse è stato veramente un malore.- disse Betsy- Da solo in un cimitero al buio. Magari ha visto un'ombra e si è spaventato letteralmente a morte. E questa...l'ha ucciso.
- E se non avesse visto solo un'ombra?- proseguì Justin- Se avesse visto un demone?
- Adesso per piacere cerchiamo di non vedere demoni ovunque, ok?- si raccomandò Sean con voce dura.
- Ma se sei stato tu Sean a ipotizzare che in questo caso c'entravano i demoni?
- Ho cambiato idea, va bene?
- Ma...
Justin si zittì; sarebbe stato tutto inutile discutere. Nella Ford scese il silenzio. Quindi Sean aggiunse:
- Se qualcuno deve infiltrarsi nella banda allora lo farò io.
- Tu sei troppo vecchio per unirti a certi gruppi.- ribatté Justin.
- E tu sei troppo giovane per dare la caccia ai demoni.- rispose secco Sean.
- Credo che per questo non ci sia età, ragazzi.- disse Betsy seccata dalla stupida lite dei fratelli.
Trovarono quasi subito il posto dove Mary aveva detto che la banda si riuniva. Era niente di meno che un piccolo garage. Fuori c'erano tre ragazzi che fumavano e parlottavano tra di loro. Avevano sedici o diciassette anni. Il loro stile era a dir poco casual.
- Dubito che quei monelli sappiano evocare un demone.- commentò Sean- Avranno da poco imparato ad allacciarsi le scarpe da soli.
I Gravestone fecero per scendere dalla macchina, quando dal garage uscì correndo un ragazzo. Piangeva. Un giovane più adulto, dalla statura fuori dal normale visto che poteva essere scambiato tranquillamente per un lottatore di sumo, lo seguì sul marciapiede e gli urlò dietro prima di scoppiare in una odiosa risata:
- Lo sapevo che eri un fifone, torna da mammina!
Anche gli altri ragazzi risero. Poi l'energumeno si girò verso Sean, e si fece d'un tratto serio. Chiese in tono minaccioso brandendo un pugno:
- Che avete da guadare voi, eh?
Sean, Betsy e Justin, si scambiarono un'occhiata preoccupata.
- Ma si fratellone!- gli sussurrò Justin- Infiltrati pure tu nel gruppo, stai pur certo che non ti ostacolerò più! Va', va' pure!
- Non credo che ce ne sarà bisogno!- rispose Sean- Andiamo!
Presero quindi a inseguire il ragazzo scacciato in malo modo. Aveva rallentato la sua corsa e si era poi fermato sedendosi su una panchina sul ciglio della strada.
- Ehi!- lo chiamò Sean.
Il ragazzo si voltò e spaventato fece per scappare di nuovo.
- Aspetta, siamo giornalisti, vogliamo farti solo qualche domanda!- parlò Justin cercando di tranquillizzarlo.
- Che cosa volete?- domandò il giovane.- Non lo farò, non entrerò in quel cimitero stanotte....
Era a dir poco sconvolto e terrorizzato, ma se non altro aveva smesso di piangere.
- Quale cimitero?- chiese Sean fingendo di non capire.
- Vogliono che faccia il rito!- disse il ragazzo- Ma quelli sono matti! Jack è morto in quel cimitero, l'hanno ucciso i fantasmi.....io non ci vado.....
Sean e Justin capirono subito che non c'era più bisogno che uno di loro s'intrufolasse nella banda. Avevano appena trovato la loro spia.

Il ragazzo si chiamava Christopher ed era da pochi mesi entrato a far parte degli Scheletri. C'era anche lui la notte in cui Jack morì, tutta la banda lo aspettava fuori del cimitero. Nessuno si sarebbe mai immaginato che invece il ragazzo non ne sarebbe uscito vivo.
- Che cosa intendevi prima quando hai detto che lì ci sono i fantasmi?- domandò Betsy.
Avevano convinto Christopher di essere tre giornalisti che stavano scrivendo un articolo sulle gang giovanili e sulle loro “usanze”.
- In occasione del rito di passaggio, con il quale si entra a far parte ufficialmente della banda, il gruppo fa una sorta di seduta spiritica per evocare il nome di un morto preso a caso tra le tombe del cimitero. Colui che compie il rito deve poi ritrovare la tomba del defunto e rispedirlo nel regno dei morti.
- Si può fare davvero?- domandò interessato Justin- Perché se è così potremmo richiamare Jim Morrison e verificare se è morto davvero!
Betsy gli diede uno schiaffo dietro la nuca.
- E nel caso di Jack chi venne evocato?- chiese poi.
- La madre, morta anni fa.
Seguì un breve silenzio.
- Christopher devi fare quel rito.- disse Sean- Solo così potremo fermare quei folli. Forse riescono veramente a contattare qualcosa.
Il ragazzo si rifiutò categoricamente. Era troppa la paura che aveva.
- Verremo anche noi con te.- proseguì Sean cercando di convincerlo- Saremo già al cimitero quando arriverai. Ti aiuteremo noi a superare la prova.
- Non vuoi prenderti una rivincita su quell'energumeno?- gli chiese Betsy- Non vuoi vendicare la morte di Jack?
Christopher a quelle parole si lasciò convincere e alla fine accettò. Si apriva così ufficialmente la stagione di caccia dei fratelli Gravestone.

- Dobbiamo dirlo a papà!- insistette Betsy mentre parcheggiata l'auto si avviavano all'albergo- Che cosa gli raccontiamo? Che andiamo a fare i turisti anche la notte?
- Non ci lascerà andare da soli, lo capite?- si oppose Sean.
- La sua esperienza ci sarebbe d'aiuto però...- disse Justin.
- Lui ci ha tenute nascoste tantissime cose, e lo fa ancora.- sbottò Sean- Perché noi dovremmo dirgli tutto?
- Allora è questo il tuo problema- lo rimproverò Betsy- ce l'hai con lui perché ci ha tenuto segreto il suo passato?
- Ce l'ho con lui perché ci ha detto che la mamma è morta d'infarto.- ammise Sean- E invece l'ha ammazzata un demone.
Bobby svoltò l'angolo della strada proprio in quel momento.
- Salve ragazzi. Qualche problema?- domandò.
Sean e Justin si scambiarono un'occhiata.
- Voi cacciatori siete abili a mentire.- disse Sean- Le dispiacerebbe allora dire una piccola bugia a nostro padre?

Il prezzo per aver chiesto a Bobby di dire a William che i suoi ragazzi avrebbero trascorso una serata a chiacchierare con quel cacciatore ancora sconosciuto, fu portarsi dietro Bobby e rivelargli in realtà la loro missione.
- E volevate davvero fare tutto da soli?- li rimproverò in tono paterno l'uomo- E ditemi: una volta incontrato uno spettro che cosa pensavate di fare?
- Credo che la nostra controffensiva sarebbe stata quella di....darcela a gambe!- rispose Justin.
Si era fatto da poco buio. I quattro aspettavano Chistopher sotto il tronco di un grandissimo albero nel cimitero di Alta Mesa, circondati dalle tombe. Speravano che quella storia finisse presto, poiché quell'atmosfera lugubre non piaceva a nessuno di loro.
- Se vostro padre sa che vi sto aiutando, mi uccide.- disse Bobby.
- Com'è la storia di quella spogliarellista posseduta?- gli domandò Sean.
Betsy gli schiaffeggiò un braccio.
- Ma ti pare il momento, Sean?- lo rimproverò.
- Somigli moltissimo a tua madre.- disse poi Bobby fissando la ragazza.
- Lei c'era quando venne uccisa?- domandò Justin.
- Non darmi del lei, ragazzo; mi fa sentire vecchio. E poi no, non c'ero. In quel periodo io e vostro padre seguivamo casi diversi.
- Quindi non sa chi l'ha uccisa e perché?- chiese Sean.
- Non tormentatevi con queste domande, ragazzi.- li consigliò Bobby- Vi farete solo del male. Pensate piuttosto a imparare a difendervi, o non vivrete tanto a lungo da trovare le risposte. Possibile che William non vi abbia insegnato nulla?
Si udirono dei fievoli passi sull'erba: Christopher avanzava terrorizzato come se avesse già visto un fantasma. Quando Sean lo chiamò, per poco non svenne dalla paura.
- Siamo noi!- parlò Sean a voce bassa andandogli incontro- Allora, cosa devi cercare?
- La tomba...la tomba di una certa Ursula Rodriguez.- rispose balbettando il ragazzo.
La ricerca iniziò subito. Si divisero in due gruppi armati di torce pur restando sempre vicini: Sean e Christopher, e Bobby con Justin e Betsy. Setacciarono le tombe circostanti, ma non trovarono quella giusta. Per Betsy fu come vivere nel suo sogno; si aspettò quasi di vedere il ragazzo sanguinante e legato a terra. Poi la sua attenzione fu attirata da Justin, che disse di aver trovato la tomba. Era una piccola targa infilata nel terreno, senza data di nascita né di morte.
- E adesso?- domandò Betsy- Che cosa succede una volta che abbiamo trovata la tomba?
- Succede che Christopher è fuori perché ha barato!- esordì una voce alle loro spalle- Non è permesso portare intrusi durante il rito!
I fratelli Gravestone sobbalzarono: davanti ai loro occhi c'era l'energumeno Clive Foster.
- Che gioco sciocco il vostro.- lo rimproverò Bobby.
- Sciocco?- gli fece eco il ragazzo, strafottente- Certo sarebbe stato più divertente se voi non ci foste stati! Io mi sarei nascosto dietro una tomba e sarei saltato fuori facendo morire di spavento il nostro giovane amico....E' così che funziona.
- E' stato lo stesso con Jack?- domandò Sean.
- Jack era un debole di cuore.- rispose il ragazzo- E non ha resistito alla paura. Non poteva diventare uno Scheletro. Gli Scheletri sono coraggiosi e affrontano il Male.
- Che cosa?- chiese incredula Betsy- Vuol dire che tu l'hai spaventato a morte solo per gioco, e che invece quel poveretto c'è rimasto secco sul serio?
- Non è colpa mia- tentò di giustificarsi Clive senza tuttavia mostrarsi turbato, come se quello che era accaduto fosse perfettamente normale- doveva saperlo quello scemo che non avrebbe retto lo spavento. Non era mai accaduto fino ad ora che uno dei nostri morisse sul serio! Bisogna essere coraggiosi per affrontare certe situazioni! Avrebbe dovuto impararlo!
- Perché non glielo dici tu stesso?- disse Bobby indicando con l'indice una tomba poco più in là.
Tutti si voltarono a guardare: una sagoma scura era in piedi accanto a una lapide. Betsy e Justin gridarono dallo spavento e indietreggiarono. Clive, il ragazzone grosso e grasso parve rimpicciolirsi di botto, e quando la sagoma avanzò di qualche passo si voltò e fuggì urlando come un ossesso. La sagoma continuò ad avanzare sempre più velocemente.
- Che facciamo?- gridò Justin- Signor cacciatore Bobby, faccia qualcosa, prenda una pistola, l'acqua santa....ce l'ha l'acqua santa.....
Sean tappò la bocca di suo fratello con una mano. Quindi puntò la torcia sulla faccia della sagoma: era niente meno che Christopher. Il ragazzo fissò il punto verso il quale il capo banda era scappato e disse solo:
- Questo è per Jack.
Justin scoppiò a ridere quando si accorse di aver fatto la figura dell'idiota.
- Ma allora niente spettri?- chiese portandosi una mano sul petto e massaggiandosi il cuore.
- Avrei fiutato fin da subito un caso di fantasmi se ce ne fosse davvero stato uno.- spiegò Bobby- Questo è solo il caso di un gruppo di ragazzi senza cervello che si divertono a spaventare i più deboli. L'ho capito subito. Ma apprezzo lo stesso ragazzi la vostra tenacia. Credo che la prossima volta sarete in grado di affrontare davvero un caso di fantasmi.
- Io non ne sarei così sicuro....- lo contraddisse Justin ancora spaventato.
- Tutti siamo terrorizzati all'inizio.- disse Bobby passandogli una braccio attorno alle spalle- Ma dalla vostra parte avete uno dei cacciatori più abili che io abbia mai conosciuto.
- Parla di lei?- domandò Justin.
- No, parlo di vostro padre. Non dovete avercela con lui per le cose che non vi ha detto.
E guardò Sean; Bobby doveva aver sentito quello che i tre fratelli si erano detti prima che l'uomo svoltasse l'angolo.
- E ora andiamo prima che esca davvero un fantasma da una tomba....- concluse Bobby.
- Perché esistono davvero i fantasmi?- domandò Christopher che a seguito della sua vendetta si era tranquillizzato un poco e fissava con aria trionfante il punto dove Clive era scappato.
- Certo.- rispose Sean facendogli l'occhiolino- Ma per quelli ci siamo noi....

- Non mi arrabbierò più del dovuto solo perché Bobby era con voi, e non correvate per questo alcun pericolo!
Nella loro camera d'albergo i fratelli Gravestone si beccarono una bella strigliata per loro “bravata”. Ma Sean, seguendo le raccomandazioni di Bobby, non attaccò il padre questa volta con le sue accuse.
- Lasciali stare, Will!- parlò Bobby in loro difesa- Devi essere orgoglioso di loro invece, perché davanti al pericolo hanno dimostrato di avere sangue freddo. Vero Justin?
Justin, ricordandosi della figuraccia fatta al cimitero, annuì. Quindi John si schiarì la voce come ad attirare l'attenzione e guardò William. Quest'ultimo assentì con la testa.
- Ragazzi, io ho deciso di andare con John alla ricerca di Sam e Dean.
- I miei figli sono come scomparsi nel nulla.- spiegò poi John- Erano inseguiti da qualcosa....
- Da cosa?- domandò Betsy.
William e John si scambiarono una veloce occhiata.
- Non lo sappiamo ancora.- riprese John- Ma so che sono vivi e devo ritrovarli. Loro sono la mia famiglia. Ci dirigeremo a est, perché so che erano diretti in Oklahoma.
- Noi papà veniamo con voi, non esiste che ci separiamo.- disse Sean parlando anche per Betsy e Justin.
- Lo so, Sean.- rispose William- E' più prudente restare tutti assieme. Almeno per ora.
Era deciso oramai: sarebbero partiti alla ricerca di Dean e Sam.
Quella notte Betsy sognò di nuovo il cimitero, la tomba della madre, lo sconosciuto di spalle e il ragazzo sofferente a terra con le mani e i piedi legati. Anche questa volta si avvicinò, ma nessuna voce le gridò di stare lontana. Betsy allora si accucciò lentamente sul corpo del giovane. Lui non si mosse; solo il respiro affannato indicava che era ancora vivo. Quindi Betsy allungò una mano verso il viso del giovane, coperto dai capelli e dal sangue rappreso. L'oscurità non le permetteva ancora di vedere i suoi lineamenti.
- Sam Winchester?- si ritrovò a chiedere.
Sentì il giovane trattenere il respiro. Si, doveva essere lui.
- Allontanati subito da mio fratello!- gridò la voce maschile alle sue spalle.
A svegliarla questa volta fu lo squillo del telefonino di Sean. Erano da poco passate le tre di notte. Sean rispose solo dopo il quarto squillo.
- Pronto?
Riconobbe subito la voce di Victoria all'altro capo del telefono. Era preoccupata e spaventata. Sean si tirò su a sedere sul letto e ascoltò senza fiatare quello che la sua ex ragazza aveva da dirgli. Quando riattaccò svegliò Justin, che invece dormiva ancora profondamente.
- Che cosa vuoi?- chiese lui con voce assonnata.
- Credo che questa volta ci siamo, ragazzi.- rispose Sean- Abbiamo un vero caso di fantasmi.

martedì 2 agosto 2011

Esche 1x02




Trama: Una vecchia amica di John torna a farsi sentire: alla Stanford University c'è stato un feroce omicidio. William e la sua famiglia partecipano alla caccia, ma capiranno presto che non tutto è come sembra.....



(Stanford University, California.)
I corridoi dell'università erano ammantati dal silenzio ma in realtà qualcosa si aggirava tra le ombre, più inquietante della notte stessa. Per Brenda e Thom quella era una nottata tranquilla, e con la spensieratezza che caratterizzava gli anni del college amoreggiavano indisturbati mentre si avviavano alla camera di lei.
- Mi saluterai sulla porta anche stasera?- domandò Thom staccandosi un poco dalla sua ragazza.
Brenda annuì con la testa. Thom fece per protestare, ma Brenda gli chiuse le labbra con un bacio. Qualcosa nell'angolo più buio del corridoio si mosse....
- Quand'è che mi farai entrare in camera tua?- insistette Thom- Solo per ascoltare un po' di musica, giuro!
Si fermarono davanti alla stanza 134, quella che Brenda condivideva da un anno con la peggior compagna che le potesse capitare.
- Quando lei non è in stanza, potremo fare quello che vorremo!- rispose appoggiando la schiena alla porta, con la mano già pronta a girare la maniglia.
- Andiamo, non essere ridicola!- rispose Thom- Devo aspettare che la tua compagna di stanza è a lezione, o in biblioteca, o dove diavolo va a studiare per gli esami per entrare nella tua stanza?
- Mi spiace, ma lo sai com'è fatta.- rispose Brenda in tono seccato e dispiaciuto assieme.
Darla, la sua compagna di stanza, era stata chiara fin dal principio: niente schiamazzi o baccano la notte; il sonno conciliava lo studio e lei non voleva essere disturbata per nessun motivo. Anche accendere la luce era vietato.
- Sai benissimo che se la sveglio durante la notte, dovrò sentire le sue lamentele per una settimana intera!- aggiunse poi la ragazza- Adesso vai, fai il bravo!
- E va bene ti lascio andare.- disse Thom sospirando- Ci vediamo domani a colazione?
Brenda annuì e gli stampò un ultimo bacio sulle labbra prima di aprire la porta e di sgusciare all'interno della stanza cercando di non fare il minimo rumore. Thom se ne andò ficcandosi le mani nelle tasche dei jeans e scuotendo il capo; quella Darla era davvero strana. Alle sue spalle, si mosse ancora qualcosa di indefinito e silenzioso, che produsse solo un leggero spostamento d'aria. Thom allora si fermò e si voltò lentamente. Non vide nulla. Riprese quindi a camminare, accelerando il passo. Brenda nel frattempo si era già svestita al buio, aiutata nei movimenti solo dalla scarsa luminosità emanata dal display del suo cellulare. Si infilò una T-shirt in maniera così flemmatica che le venne quasi da ridere. Lanciò poi un'occhiata alla sagoma di Darla, immobile nel suo letto. Spense il cellulare e si allungò sul materasso. Il sonno la colse prima di quanto si aspettasse. La notte trascorse veloce, e Brenda fu risvegliata solo dal suono della sua radiosveglia: le sette del mattino. Si alzò a sedere sul letto ancora assonnata e sbadigliò, stiracchiandosi. Quindi sollevò gli occhi e come ogni mattina lo sguardo gli cadde sullo specchio che era proprio davanti a lei, sul mobile dello stereo. Sobbalzò: sullo specchio scritte con quello che sembrava inchiostro rosso c'era queste parole: “contenta di non aver acceso la luce neanche stanotte?”.
Brenda pensò fosse un ridicolo scherzo, e fece per voltarsi verso la sua compagna di stanza. Ma prima che potesse farlo, guardò meglio nello specchio: in un angolo in basso intravide la figura di Dana. Stesa sul letto, gli occhi e la bocca spalancata, il sangue che ricopriva quasi per intero tutto il corpo come squarciato a metà. Brenda scattò in piedi a quella visione e si voltò. Quando vide il corpo massacrato di Darla, gridò quasi a spezzarsi le corde vocali.

(Carson City. Casa Gravestone)
Betsy si svegliò di soprassalto. Si guardò attorno e solo dopo qualche istante si ricordò dove fosse: aveva deciso di dormire in un sacco a pelo in camera dei suoi fratelli. Dopo le rivelazioni di suo padre e l'orribile esperienza con la signora Green, non le andava di starsene da sola nella sua cameretta. Justin si sporse dal suo letto e la guardò:
- Ancora quell'incubo?- le chiese.
Betsy annuì passandosi una mano sul volto stanco.
- Dovresti dirlo a papà.- aggiunse poi Justin.
- E dargli un'altra preoccupazione?- rispose Betsy scuotendo la testa- No. E' solo colpa di questa situazione.
Justin assentì; anche lui in realtà non aveva passata una nottata tranquilla.
- Già, è tutto talmente assurdo....
Sean comparve sulla porta già vestito. Si era alzato da un pezzo.
- Ancora non vi decidete a lasciare il letto voi due?- domandò.
- E tu? Da quanto sei già sveglio?- gli chiese Justin.
- Veramente non ricordo di essermi mai addormentato questa notte.- disse entrando nella stanza e andandosi a sedere sul suo letto- Ho ancora davanti agli occhi l'immagine della vecchia signora Green che brucia tra le fiamme dell'inferno....Non credo che riuscirò più a dormire come prima....
Betsy e Justin annuirono e calò nella stanza il silenzio. Poi Betsy chiese:
- Papà dov'è?
- Ha trascorso la notte in cucina con John Winchester.- rispose Sean in tono preoccupato- Non mi piace quel tipo....
- A me sta simpatico.- lo contraddisse Justin- E' un vecchio amico di papà, e tanto mi basta per accettarlo in famiglia.
- E' un cacciatore di demoni.- lo corresse Sean senza mezzi termini- E' pericoloso, dove c'è lui c'è il Male.
- Anche papà è un cacciatore di demoni.- puntualizzò Betsy uscendo a fatica dal sacco a pelo nel quale era rimasta incastrata- E lo era anche la mamma. E in qualche maniera ancora ignota....lo siamo anche noi.
- Non dire stupidaggini Bets.- la rimproverò Sean aiutandola.- Questa storia deve finire quanto prima se non vogliamo rovinarci la vita.
Betsy fissò negli occhi il fratello. Disse:
- Io credo che oramai sia troppo tardi....

Giù in cucina William e John Winchester avevano trascorso la notte a chiacchierare dei vecchi tempi, delle loro cacce a demoni, spettri e vampiri. Alternarono risa a lunghi silenzi, fino a quando non arrivarono di nuovo ad affrontare l'argomento Dean- Sam. Argomento che ogni volta avrebbe scaturito un'accesa discussione.
- Mi stai chiedendo troppo John.- parlò William- Non posso lasciare di punto in bianco la mia vita e partire con te. Né posso costringere i miei figli a venire con noi. Non sarebbe giusto.
- Will, ascoltami.- gli rispose John cerando di farlo ragionare- Dì ancora una bugia a quei ragazzi e loro ti odieranno per tutta la vita. Un'altra menzogna è l'ultima cosa che vogliono sentire da te.
- E che dovrei fare allora?- chiese William, ancora incapace di accettare quello che era accaduto di nuovo nella sua vita.
- Dire la verità: che partiamo alla ricerca di Dean e Sam perché forse c'è coinvolto....
William lo bloccò prima che John potesse pronunciare le parole che più odiava al mondo.
- Chi? Mio figlio?- sbottò- Il feto strappato dal grembo di Ally dopo che è stata uccisa? No, no....è assurdo....è la cosa più assurda che io abbia mai sentito.....Non posso neanche pensarci....
- William, tu non capisci- insistette John- Negare questa possibilità vuol dire....
John si bloccò perché il suo cellulare iniziò a squillare come impazzito. L'uomo si affrettò a rispondere, con la speranza che quel numero sconosciuto che era comparso sul dispay appartenesse a uno dei suoi figli.
- Pronto?- chiese con voce carica di speranza.
Gli rispose la voce di una donna, bassa e tremolante.
- John Winchester? John, sei tu?
John sospirò dispiaciuto: non erano i suoi figli.
- Si sono io.- rispose tentando di mascherare la delusione- Chi è che parla?
- John, sono Gwen. Ho bisogno del tuo aiuto....
John restò in silenzio per qualche secondo. Cercò nei suoi ricordi una donna di nome Gwenn. Poi disse:
- Gwen? Gwen Winston della California?
La donna dall'altra parte del telefono singhiozzò:
- E' accaduta una cosa orribile.....
La donna scoppiò in un pianto dirotto. John avvertì un'altra voce dall'altro capo del telefono: Brenda aveva appena strappato la cornetta dalle mani di sua madre.
- John Wincester?- parlò la ragazza- La chiamo dall'università di Stanford. Conoscevo suo figlio, Sam. La mia compagna di stanza è stata assassinata questa notte. Credo che questo caso la possa riguardare.
John ascoltò in silenzio la descrizione sommaria di quello che era accaduto.
- Verrò.- disse prima di riattaccare.
William e John si scambiarono una lunga occhiata.
- Adesso mi dirai che hai bisogno del mio aiuto per questo caso.- concluse William prima che l'amico potesse parlare.
John non rispose, ma il suo silenzio valse più di mille parole. William alla fine sospirò.
- E va bene. Ma dovrò cercare una scusa plausibile per i miei figli.

William avrebbe dovuto aspettarselo: quando comunicò a Sean, Justin e Betsy che sarebbe partito con John, in casa Gravestone scoppiò il caos.
- Lo sapevo che te ne saresti andato via!- urlò Sean- Cosa vuoi fare? Lasciarci a vivere da soli per andare a caccia di demoni con il tuo amico? Ma ti rendi conto, papà, di quanto tutto questo sia folle?
- Sean, ti prego....ascoltami...- provò a calmarlo William, inutilmente.
La discussione andò avanti per quasi mezz'ora. Sean continuava a inveire contro il padre, Justin invece ora lo difendeva dagli attacchi dal fratello, ora lo accusava di volerli abbandonare, indeciso ancora quale posizione prendere. L'unica a starsene in silenzio, era Betsy. Ripensava al sogno che quella notte aveva fatto per ben tre volte di fila, sempre lo stesso, sempre identico. La tomba della madre, la presenza misteriosa del giovane che stava lì accanto, il ragazzo steso a terra sanguinante. Doveva esserci forse un nesso tra quell'incubo e la telefonata che aveva ricevuta John; non poteva essere altrimenti. E prima che potesse accorgersene aveva già detto:
- Io vengo con te, papà.
Quelle parole smorzarono di colpo la discussione. William guardò prima Betsy poi John, che annuiva con la testa.
- Anche io vengo con te, papà.- annunciò Justin piazzandosi accanto alla sorella.- Sean? Che vuoi fare? Noi abbiamo deciso. Possiamo anche negare che tutto questo non accada; ma i demoni esistono. E tu lo sai meglio di noi.
Sean tentò di dominare la rabbia. Era tutta una follia. Ma Betsy e Justin avevano deciso, e nulla avrebbe fatto cambiare loro idea, lo sapeva bene. Non gli restava che seguirli per tenerli sott'occhio. Annuì con la testa e se ne andò in camera sua; prima di partire voleva starsene un po' da solo.
- Questa non sarà una vacanza.- disse William preoccupato all'idea che i suoi figli partissero con lui.
- Lo sappiamo papà.- rispose Betsy.
- No, figli miei. Non potete ancora saperlo.....

Quando Betsy si ritrovò seduta sul sedile posteriore della Ford Focus grigia di suo padre, guardò con nostalgia la sua casa; ebbe come l'impressione che quel viaggio in realtà sarebbe stato più lungo del previsto. Si risvegliò da quei tristi pensieri quando Justin le bussò al finestrino. Lei sobbalzò.
- Io vado in macchina con John!- le disse il fratello- Ci vediamo all'arrivo.
Betsy annuì. Pensò che Justin volesse andare in macchina con quell'uomo perché aveva discusso con suo padre in merito alla sua Honda rossa: Justin voleva seguirli in moto, ma William era stato categorico su quell'argomento. Così suo fratello fu costretto a rinchiudere il suo gioiello in garage e a salutarlo a malincuore. Era a dir poco furibondo. Justin si allontanò proprio quando Sean salì sulla Ford. Non parlò e Betsy non gli rivolse alcuna domanda. Bel modo di iniziare un viaggio....
William salì al posto del guidatore. Anche lui non aprì bocca. Accese il motore e partì.
- Non credo che tu sia voluto venire con me solo perché sei arrabbiato con tuo padre per la faccenda della tua moto!- disse John seguendo la macchina di William.
- E perché sarei venuto allora?- chiese Justin.
- Per sapere cose che altrimenti tuo padre non ti direbbe mai!
- Perché, ci sono altre cose che mio padre non mi ha detto?
La domanda era retorica; Justin sapeva che c'era dell'altro sotto, che quella era solo la punta dell'iceberg. John non rispose e il viaggio proseguì in silenzio. Anche nella Ford grigia nessuno parlò.
Arrivarono a Palo Alto che era quasi buio. Avevano fatto un paio di brevi soste durante il viaggio. John ricordava quasi esattamente dove abitava Gwen, e trovare la casa della donna fu abbastanza semplice.
- Finalmente John!- esordì Gwen che andò incontro all'uomo quando scese dalla macchina.
Poi la donna si accorse della presenza della famiglia Gravestone. Apparve subito nervosa.
- E loro chi sono?- domandò.
- Amici.- rispose John- Non che io non sia felice di rivederti Gwen, ma vuoi spiegarmi perché ci hai fatto correre qui?
- Credo che sia Brenda a dovervi dare delle spiegazioni....
Gwen poi l'invito a entrare in casa. Prima di muoversi Sean alzò gli occhi, e vide nella finestra della stanza più in alto la figura di una ragazza: Brenda spiava da dietro la tenda della sua camera i nuovi arrivati. Si ritirò e scese da basso.
Dopo le doverose presentazioni, in salotto la ragazza raccontò per filo e per segno che cosa era accaduto la notte precedente nella stanza del suo college. Sembrò turbata e fu costretta a fare molte pause per tranquillizzarsi. Quando rivelò della scritta sullo specchio, Justin la interruppe:
- E' una leggenda metropolitana quella.- disse- Ho visto una scena simile in un film.
- Bene, abbiamo un assassino cineasta!- commentò Sean, poco interessato alla storia.
- Il punto è che- proseguì Gwen- casi simili sono già avvenuti nell'università.
- Quando?- domandò John- Sam non me ne ha mai fatto parola. Anche se non parlavamo spesso di queste cose. Anzi, non parlavamo affatto....
John chinò lo sguardo ma nessuno parve curarsi di quelle su parole. A Gwen tremolò la voce quando rivelò:
- Capitò la stessa cosa alla mia compagna di stanza anni fa. Quando io frequentavo la Stanford.
- Questo cambia tutto.- concluse William- Se c'è qualcosa all'interno dell'università, allora è legato a voi due.
Gwen fu sul punto di scoppiare in lacrime. Posò una mano su quella di John che sedeva sul divano vicino a lei.
- Devi aiutarci, John. Ti prego....
- Certo Gwen!- rispose l'uomo- Ma dimmi: come si concluse la vicenda anni fa? La polizia trovò l'assassino della tua compagna di stanza?
Gwen scosse il capo e lasciò andare la mano di John, che era visibilmente imbarazzato da quel contatto.
- No. Nessuno riuscì a fare giustizia.
- Sono anni che ci conosciamo Gwen.- aggiunse poi John- Perché non mi hai mai parlato di questa cosa?
La donna scrollò le spalle e si soffiò il naso.
- Avevo paura. Credevo di essermi lasciata tutto alle spalle e invece....c'è forse una maledizione su di noi....
John annuì e lanciò una veloce occhiata a William. Quest'ultimo fece qualche domanda generale su quale fosse la stanza dove era avvenuto l'omicidio. Quindi chiese alla fine se c'era un hotel economico in città dove poter passare la notte. Gwen diede le dovute istruzioni, e con la promessa che si sarebbero presto sentiti, John e gli altri lasciarono la casa. Quando furono in strada e fecero per tornare alle loro macchine, Sean disse:
- Non crederete per caso a questa storia ridicola! La loro versione dei fatti fa acqua da tutte le parti!
- E' quello che pensavo anche io!- assentì John- Conosco Gwen, ho aiutato alcuni sui amici in un caso di poltergeist anni fa. Mi avrebbe di certo accennato del suo caso irrisolto.. C'è qualcosa in lei che non mi convince....
- E allora che si fa adesso? Di solito come si procede in una caccia?- domandò Justin con voce eccitata.
- Si cercano delle prove.- rispose William- E quindi si torna al college.
John restò qualche istante in silenzio. Poi disse:
- Lasciamo andare i tuoi ragazzi.
- Che cosa?- chiese William che credeva di non aver sentito bene.
- Che cosa?- domandò a sua volta Sean.
- Si, lasciamo andare loro.- spiegò John- Chiederemo a Brenda di portarli all'università. Due uomini che entrano in un college di notte assieme a una studentessa, fa più scalpore della bravata di tre ragazzi che non hanno resistito alla voglia di vedere la scena di un crimine infrangendo qualche regola.
William aprì la bocca per protestare. Poi pensò che l'amico non aveva tutti i torti. E soprattutto non poteva continuare a tenere i suoi figli sotto una campana di vetro. Ora che i demoni sapevano che era tornato a cacciare, avrebbero perseguitato anche loro. Dovevano imparare a difendersi. Era giunto il momento.
- Ve la sentite? Sean?- domandò.
Sean prese a fissarsi le scarpe. Nemmeno Justin e Betsy risposero. William allora stava per rinunciare a quel piano, quando Sean si decise a chiedere risollevando lo sguardo:
- Ci darete almeno qualche amuleto dei vostri per difenderci dagli attacchi dei demoni?
John sorrise. William annuì e sebbene fosse preoccupato per la vita dei suoi figli, invitò tutti a salire in macchina e a cercare l'albergo. Lì avrebbe spiegato loro il piano e da lì avrebbero richiamato Brenda. Nel frattempo la ragazza li spiava ancora da dietro le tendine della sua cameretta.
- Brenda...- la chiamò sua madre entrando nella sua camera.
Il tono della donna era ancora terrorizzato.
- Posala!- comandò la ragazza ancora voltata di spalle.
Gwen si arrestò al centro della stanza. Teneva le mani nascoste dietro la schiena.
- Posa quella bottiglia.- comandò ancora Brenda voltandosi lentamente.
Gwen mostrò la bottiglietta d'acqua santa che teneva nascosta.
- John ti ucciderà, demonio, come tu hai ucciso mia figlia impossessandoti del suo corpo!- strillò Gwen tra le lacrime.
Brenda scoppiò in una risata malvagia. Gli occhi le divennero color della pece. Gwen allora gettò la bottiglietta a terra e gridando scappò al piano di sotto. Il demone la inseguì, e poco dopo il silenzio della notte fu squarciato da un urlo di dolore.

Come avevano previsto nel piano, John chiamò Brenda qualche ora dopo per dirle che quella notte avrebbe dovuto accompagnare i fratelli Gravestone alla Stanford University per mostrare loro la stanza dove era avvenuto l'inspiegabile omicidio. I dormitori erano stati completamente sgomberati in seguito a quel feroce assassinio, e anche gli ultimi studenti rimasti erano tornati a casa anticipatamente per la pausa estiva. Dunque potevano agire indisturbati. O almeno era quello che speravano....
William e John li accompagnarono fuori l'università e attesero in macchina.
- Siamo certi di quello che facciamo?- domandò William, con voce tesa.
- E' l'unico maniera, lo sai.- rispose Jhon- Tendere una trappola prima di finirci dentro è una delle regole della caccia, l'hai forse dimenticato?
- Si, ma è con la vita dei miei figli che stiamo giocando!
John non rispose. Poi disse in tono che mal celava tristezza:
- E' qui che studiava Sam. Chissà dove sarà ora.....
- Vorrei tanto che ai miei figli non fosse toccata la stessa sorte...- rispose William mentre guardava i suoi ragazzi che si allontanavano assieme a Brenda.
- Preoccupati solo quando non avrai più loro notizie.- rispose John-Quando scompariranno come risucchiati dal nulla....
- Li troveremo John. Troveremo Dean e Sam, vedrai...
I fratelli Gravestone nel frattempo seguivano Brenda senza parlare. Stavano per raggiungere l'ingresso principale dell'università, quando un ragazzo sbucò fuori come dal nulla. Sean si arrestò e afferrò Betsy per un braccio.
- Chi è quello?- chiese sospettoso.
- Mi chiamo Thom.- disse il ragazzo presentandosi- Vi aiuterò a entrare!
- Brenda, non ci avevi detto che qualcun altro sarebbe stato coinvolto in questa storia!- continuò Sean.
La ragazza sorrise e disse che era tutto sotto controllo, ma Justin e Sean si scambiarono lo stesso un'occhiata preoccupata.
- Ci stanno ingannando....- sussurrò Betsy ai suoi fratelli.
Sean e Justin non risposero, ma oramai era troppo tardi per tornare indietro e avvertire William. Seguirono Brenda e Thom che li condussero verso un'entrata lungo gli archi esterni della costruzione. Thom cacciò fuori un mazzo di chiavi e aprì la serratura. Nessuno osò chiedere come mai quel ragazzo avesse libero accesso all'università. Raggiunsero la camera di Brenda e Dana camminando molto velocemente. Una volta dentro Thom accese le luci e richiuse la porta. A chiave.
- Che cosa fai?- domandò Justin spaventato.
- E' solo una precauzione; nel caso venisse qualcuno.- spiegò Thom.
Ma quella era solo una scusa, il suo tono di voce non convinse nemmeno lui. Betsy si accostò al letto che era stato di Dana, nel quale la ragazza era morta solo la notte precedente. Una macchia rossa ricopriva metà del materasso, una larga macchia di sangue ora rappreso. Betsy s'impietosì a quella vista e si accorse di non provare il minimo ribrezzo. Sean l'afferrò per un braccio impedendole così di avvicinarsi ancora di più.
- Si ragazzi, è morta lì.- spiegò Brenda- Il demone l'ha uccisa mentre dormivamo.
- Il demone?- chiese Justin che tentava invece di non far cadere l'occhio sulla macchia di sangue- E tu come fai a sapere che è stato un demone?
Brenda si morse il labbro inferiore. Parve impallidire.
- Non lo so infatti.....è solo che se mia madre ha chiamato voi.....- provò a dire.
- Andiamo Brenda!- sbottò Thom facendo sobbalzare tutti nella stanza- Uccidiamoli e facciamola finita!
Sean si voltò di scatto verso i due. Justin deglutì nervosamente.
- Che cosa state dicendo?- domandò Sean facendo un passo avanti con aria minacciosa.
Brenda diede un colpetto sulla spalla di Thom, infuriata e spaventata assieme.
- Hai rovinato tutto, scemo! Adesso lui si arrabbierà!- disse.
- Lui? Lui chi?- domandò Betsy- Ma di cosa state parlando?
Thom cacciò fuori un coltellino dalla tasca dei jeans. A quella vista Sean indietreggiò, Justin andò a piazzarsi accanto a lui e Betsy per poco non cadde distesa sul materasso sporco.
- Brenda, spiega ai tuoi amichetti la situazione. Avanti!
La ragazza fissò Thom con sguardo truce. Poi si girò a guardare i fratelli Gravestone.
- Mi dispiace ragazzi, ma non potevamo fare altrimenti.
Sean, Justin e Betsy restarono a guardare mentre gli occhi di Brenda da blu quali erano diventarono all'improvviso neri come la pece. Betsy trattenne un grido di spavento. Gli occhi di Thom si trasformarono alla stessa maniera.
- Ma che cosa....- fece per dire Justin, terrorizzato a morte.
- Demoni!- concluse Sean, in tono di disprezzo.
Thom scoppiò a ridere. Brenda avanzò verso di loro.
- Ora che i fratelli Winchester sono fuori combattimento, non potevamo lasciare che altri prendessero il loro posto.- disse la ragazza- Dovevamo fermarmi, ora che siete ancora molto inesperti. Attirarvi qui è stato più semplice di quanto mi aspettassi. John e William poi vi hanno lasciato andare senza tante storie come agnelli al macello. Poveri, poveri cacciatori; questa sera un'altra prole morirà....
- Hai ucciso tu Darla?- domandò Sean guardandosi attorno con la speranza di trovare un'arma con la quale difendersi.
- No! Sono stato io.- confessò divertito Thom giocando con il suo coltellino- E' stato davvero un piacere uccidere quella rompi scatole. In realtà, al contrario di quello che pensava, sono entrato in questa camera di notte più volte di quanto non si sarebbe mai immaginata!
- A chi ti riferivi quando prima hai detto che lui si arrabbierà?- chiese Betsy.
Brenda era oramai a un metro dai tre fratelli.
- Troppo curiosa la piccola Gravestone.- disse- La curiosità uccide, non lo sapevi?
- Noi non sappiamo nulla di caccia e demoni....siamo innocui...- balbettò Justin, atterrito- Lasciaci andare e prometto che non vi daremo più rogne....
- Ogni cacciatore che uccidiamo è un punto a nostro favore.- parlò Thom- Voi ne valete cinque ciascuno. I demoni vi daranno la caccia che voi li cacciate o no. Vuole che voi moriate....
- Chi? Chi vuole la nostra morte?- chiese Sean alzando il tono di voce.
La porta si spalancò di colpo sotto i calci di John e William. Puntarono due pistole contro i demoni.
- Rispondi a mio figlio!- comandò William.
Thom ringhiò e gli si avventò contro con una velocità incomprensibile ad occhio umano. Ma William fu più lesto e sparò un colpo, ferendo il demone a una spalla. John cacciò un'ampolla di acqua santa e ne lanciò alcuni getti addosso ai due demoni. Thom già ferito cadde a terra in ginocchio lamentandosi, mentre Brenda fece per scappare dalla finestra ma venne bloccata dalle braccia di Sean, che l'afferrarono per la vita e la spinsero all'indietro. William corse in aiuto del figlio e presa un'ostia sacra la poggiò sulla fronte del demone provocandole una tremenda ustione sulla pelle. Brenda urlò.
- Allora, dimmi chi è che vuole i miei figli morti!- comandò l'uomo.
Brenda lo fissò con i suoi occhi color della pece e scoppiò a ridere. Quindi si rifece seria quando iniziò inaspettatamente a bruciare dall'interno. Sean mollò la presa e si allontanò. William fece lo stesso. Poi anche Thom iniziò inspiegabilmente ad ardere vivo. I due demoni furono avvolti dalle fiamme e scomparvero tra le urla.
- Ma che cosa è accaduto?- chiese Justin scioccato.
John sembrò capire e uscì di corsa dalla stanza. Notò qualcosa che svoltava l'angolo del corridoio, gli parve di vedere il lembo di un impermeabile chiaro e prese a correre brandendo la pistola. Ma quando girò l'angolo, non vide nessuno; qualunque cosa avesse provocato la morte dei due demoni, era già svanita nel nulla.
- Papà ma che succede?- domandò Betsy con le lacrime agli occhi.
La ragazza gli si gettò tra le braccia, tremante.
- Ragazzi, perdonatemi ma era necessario.
- Che cosa?- chiese Justin fissando il punto dove era bruciato Thom.
- Fare da esche.- concluse Sean- Tu e John avevate capito e ci avete lasciato entrare da soli qui. Sapevate che quei demoni cercavano noi, perché voi cercate la cosa che li guida, non è vero?
William annuì con la testa.
- Avevamo visto giusto: la storia raccontata da Gwen e Brenda era assurda.- annunciò John rientrando nella camera.- Quel demone sapeva che chiamando me, avrebbe coinvolto anche voi. Hanno iniziato a darvi la caccia ragazzi, e prima di quanto ci aspettavamo.
- Chi papà? Chi ci dà la caccia? Il demone ha detto lui...- disse Justin ancora confuso e spaventato.
- Non lo so, Just. Non lo so.
William e John si scambiarono un'occhiata che in realtà sosteneva il contrario.
- Papà.....credo che tu debba insegnarci qualcosa....- aggiunse Justin.
- Come difenderci dai demoni.- disse Sean- Se loro ci danno la caccia, allora questo significa che noi cacceremo loro.
William e Sean si fissarono a lungo. Il momento era arrivato: i fratelli Gravestone entravano a far parte ufficialmente di coloro che decidevano di sconfiggere il Male. Anche a costo della vita stessa.

Tornarono a casa di Gwen. La ritrovarono con il collo spezzato, riversa sul pavimento della sua cucina. Era servita allo scopo di attirare i cacciatori in quel luogo e poi i demoni se n'erano liberati. Come Dana era stata una vittima di un piano che ancora non comprendevano.
- Il passato non muore mai.- disse William osservando il cadavere della donna- Quando hai avuto a che fare con il Male, esso ti perseguita fino alla morte come un marchio.
John assentì.
- Povera Gwen.....
John strinse i pugni e fece un lungo sospiro. Poi rivolgendosi al suo amico:
- Credo che quei demoni fossero al servizio di....
- Non dirlo John.- lo bloccò William prima che potesse finire la frase- Ti prego, non stasera.....
Non riusciva ancora ad accettare l'idea che il bambino che portava in grembo Ally quando venne uccisa.....No, era pura follia, non voleva pensarci.
I ragazzi nel frattempo aspettavano fuori dalla casa, ancora scossi per quello che era appena accaduto.
- Non credo che i miei nervi reggeranno.- disse Justin.
- I tuoi nervi non hanno mai retto nulla...- lo rimbeccò Sean- Forse è la volta buona che ti saltano e impazzisci sul serio....
- Non sei divertente!- gli rispose Justin dandogli un pugno sul braccio.
- Ragazzi.- parlò Betsy, seduta sul cofano della Ford grigia- La prossima volta tocca a noi. Toccherà a noi ammazzare un demone. Papà non potrà correre sempre in nostro aiuto.
Sean annuì e tese una mano davanti a lui.
- Promettiamoci allora che non ci divideremo mai,- disse- che ci proteggeremo a vicenda, che non ci mostreremo mai terrorizzati di fronte a nulla.
Justin posò la sua mano su quella del fratello.
- Lo prometto....Tranne la parte di non mostrarci terrorizzati; questo non posso assicurarvelo...
Besty saltò giù dal cofano e afferrò le mani dei fratelli.
- Prometto di vendicare la morte di mamma.- disse.
Sean e Justin non risposero. Fissarono le loro mani congiunte, ignari di tutto quello che sarebbe accaduto, del Male che circondava il mondo, e soprattutto ignari dell'oscura presenza che in quel momento osservava, da dietro alcuni alberi senza farsi vedere, quel loro solenne giuramento.
La caccia aveva ufficialmente inizio.

La verità è ciò che non muore- 1x01




(Carson City, Nevada.)

Le tenebre ricoprivano la città con il loro oscuro manto di silenzio. Casa Gravestone era immersa nel sonno, come tutte le altre del quartiere del resto. Ma il silenzio era destinato a durare poco: la quiete fu squarciata all'improvviso dallo squillo del telefono. Squillò una, due, tre, quattro volte, come se urlasse. Poi la porta della camera di William Gravestone si aprì cigolando. L'uomo ne uscì ancora semi addormentato; si passò una mano sul volto assonnato e trascinando pesantemente le pantofole sul pavimento cercò a tentoni il telefono del corridoio, affidandosi alla memoria del luogo. Sollevò molto lentamente la cornetta, e non riuscì a trattenere uno sbadiglio prima di rispondere:
- Pronto?
- Will, sei tu?
Non appena riconobbe la voce all'altro capo del telefono, i suoi sensi si destarono di colpo. Il sangue nelle vene gli si gelò. Non avrebbe mai immaginato di udire ancora, dopo tanti anni, la voce di John Winchester. L'uomo iniziò a parlare, e William ascoltò il suo vecchio amico senza emettere un fiato. La sua espressione da sorpresa divenne addirittura terrificata. Ascoltava ma non udiva quello che John gli stava raccontando; la testa gli si affollò di ricordi orribili, sepolti in qualche angolo della memoria. William, ancora in silenzio poiché credette di aver perso l'uso della parola, teneva stretta nella mano la cornetta quasi a farsi male come se quella lo potesse preservare da una brutta caduta. Attorno a lui c'era ancora e solo silenzio. Riattaccò che John non aveva ancora finito di parlare. In quel momento Betsy si affacciò alla porta della sua cameretta, sfregandosi gli occhi con le dita:
- Chi era la telefono papà?- chiese sbadigliando.
William sobbalzò alla voce della figlia, come se non l'avesse riconosciuta. Sebbene fosse palesemente sconvolto, cercò di mantenere un atteggiamento normale. Riuscì poi a rispondere:
- Nessuno. Hanno sbagliato numero.
William si voltò e tornò nella sua camera senza aggiungere altro. Le gambe pesanti faticavano a camminare. Betsy, del tutto ignara di ciò che è appena accaduto, richiuse la porta e tornò a dormire. Una volta in camera sua, William si appoggiò allo stipite della porta richiusa e scoppiò in un pianto dirotto e silenzioso, trattenendo a stento i singhiozzi con una mano. Il passato era appena tornato a farsi sentire.
In quello stesso istante, qualche casa più in là da quella dei Gravestone,la signora Green, una vecchietta di circa ottant'anni, fu svegliata anch'essa nel cuore della notte da rumori che sentì provenire dalla sua cucina. Si alzò e inforcò gli occhiali, e accese la luce per scendere le scale. Si avviò lentamente verso la cucina, maledicendo la sua artrosi che la faceva avanzare così lentamente. Quando si affacciò sulla porta e tese la mano per accendere l'interruttore, vide un uomo ritto di spalle, immobile davanti al frigorifero. La donna sussultò, e credette per un istante di sognare.
- E lei chi diamine è, come ha fatto a entrare?- domandò tra la sorpresa e lo spavento.
L'uomo si voltò con lentezza, e quando lo fece la signora Green cacciò un grido. La sua faccia, i suoi occhi, era orribili. L'uomo, o qualunque cosa fosse, con una mossa lesta si avvicinò alla donna e con le nude mani le squarciò il ventre estraendole gli intestini come fossero semplici corde. La signora Green morì all'istante e cadde riversa nella sua stessa pozza di sangue. L'uomo sparì dissolvendosi nel nulla.

Sorse un nuovo caldo mattino su casa Gravestone. Justin, il più piccolo dei figli di William un ragazzo alto e magrolino, era intento a pulire e lucidare la sua Honda Hornet rossa, quella che definiva con orgoglio “il suo gioiello”. Un furgone si fermò a pochissimi metri da casa sua; i freni stridettero sul terreno, ma Justin non li sentì lo stesso poiché il suo iPod gli sparava nelle orecchie a tutto volume una canzone dei Muse. Dal furgone con un balzo scese Sean, suo fratello, che salutò gli amici e si avviò verso casa con uno zainetto sullo spalle mentre il furgone ripartì a tutta velocità. Quando vide il fratello minore, di spalle e accucciato sulla sua moto completamente estraneo a tutto ciò che accadeva attorno a lui, recuperò da terra un sassolino e glielo lanciò sulla schiena. Justin allora si alzò di scatto e si voltò furente. Quando vide Sean si levò una cuffietta dall'orecchio.
- Se sfioravi il mio gioiello, potevi già considerarti morto!- disse.
Sean scoppiò in una risata.
- Ti ho lasciato chino su quella moto e così ti ritrovo.- disse- Ma prima di partire non ti avevo detto che non è quella la rossa che dovresti montare alla tua età?
Justin finse di lanciargli contro il panno bagnato con il quale stava pulendo la carrozzeria del suo gioiello.
- Come mai già di ritorno dal tuo viaggetto estivo?- domandò poi- Ti sei stancato di dormire in tenda e mangiare cose in scatola? Ti mancava forse l'acqua calda?
- Di certo non mi mancavi tu, fratello!- rispose Sean in tono sarcastico- Betsy e papà sono in casa?
- Che io sappia si! Non li ho visti uscire!
Sean sghignazzò e aggiunse:
- Così impegnato a farti la tua rossa non avresti visto passare una donna nuda!
Si avviò ancora sghignazzando verso il portone di casa mentre Justin, attento a non farsi vedere, gli mostrò il dito medio. Nessuno dei due ragazzi se ne accorse, ma dall'altra parte della strada c'era parcheggiata una macchina scura. Era lì ferma da parecchio tempo. A bordo John Winchester aveva osservato la scena senza mai staccare gli occhi dai due ragazzi, aspettando il momento opportuno per scendere dalla macchina. Quando Sean varcò la soglia di casa, lo accolse un insolito silenzio. Richiuse la porta d'ingresso e chiamò a voce alta il nome della sorella e il padre. Non ricevette alcuna risposta. Si recò prima in cucina, poi in salotto; nulla era cambiato dalla sua partenza per il campeggio. Pensò che suo padre e Betsy fossero usciti, e salì le scale per andare in camera sua a disfare il suo zaino. Avrebbe poi fatto una doccia calda. Attraversò il corridoio. Il silenzio della casa era quasi innaturale. Quando aprì la porta della sua camera, Betsy gli si fiondò addosso facendolo sobbalzare. Gli allacciò le braccia al collo urlando e ridendo.
- Bentornato fratello!- disse.
- Betsy, ma sei pazza? Vuoi farmi prendere un infarto?- la sgridò Sean.
- Andiamo Sean, per così poco?- continuò la ragazza ridendo- Così grosso e così fifone eh?
- Così grande e così infantile eh?
Betsy si allontanò dal fratello mostrandogli la lingua.
- Non dovevi tornare tra una settimana?- chiese rifacendosi seria.
- In realtà tra due...- rispose Sean, gettando a terra il suo zainetto.
- E allora perché sei già a casa?
- Sentivo la tua mancanza!
- Hai litigato con Victoria?
- Ho rotto con Victoria.
Betsy non fu per nulla sorpresa da quella rivelazione.
- Perché? E lei è rimasta al campeggio?
Sean sbuffò; era evidente che l'argomento lo infastidiva.
- Dammi tregua, ok? Dov'è papà?
- In bagno.
Lanciò poi una veloce occhiata all'orologio che aveva al polso.
- In effetti è anche un bel po' che è chiuso lì dentro...
Sean e Betsy si scambiarono un'occhiata e, come leggendosi nel pensiero, uscirono di corsa dalla camera per andare a bussare alla porta del bagno, in fondo al corridoio. Sean picchiò un pugno sulla porta.
- Papà! Papà, tutto ok? Sono Sean, sono tornato!
Avvertivano lo scroscio dell'acqua. William era sotto la doccia assolutamente immobile, come impietrito. Non si era ancora accorto che si trovava in quella posizione da circa un quarto d'ora. Fissava un punto davanti a sé, come ipnotizzato. E solo quando riconobbe la voce di Sean che lo chiamava per la quarta volta, sembrò ridestarsi. Chiuse l'acqua della doccia.
- La vita rustica del campeggio ti stava stretta vero Sean?- disse cercando di mantenere il controllo della voce.
In realtà avrebbe voluto gridare.
- Assolutamente!- rispose Sean sorridendo.
Dopo aver ascoltato di nuovo la voce del padre, Sean chiese a Betsy di scendere assieme a lui in cucina per fargli un sandwich, mettendo come scusa che il viaggio l'aveva sfinito e che non era in grado di farlo da solo. Betsy gli diede una pacca amichevole sulla spalla, e annuì. In fondo, era felice di avere il suo fratellone di nuovo a casa. William, ascoltando i passi dei figli che si allontanavano in corridoio, si decise finalmente a uscire dalla doccia. Indossò l'accappatoio e si guardò allo specchio: chi era quell'uomo, il padre che aveva mentito per anni ai suoi figli, o il cacciatore di demoni spietato che era stato un tempo? Non seppe trovare una risposta a quella domanda. Spostò quindi lo sguardo alla finestra lasciata semichiusa, e subito scorse una macchina nera parcheggiata sull'altro lato della strada. La riconobbe all'istante e per poco non gridò dalla sorpresa. Come dimenticarla del resto? Come dimenticare John Winchester e il suo passato? Doveva scendere e accertarsi che l'uomo non bussasse alla sua porta, o sarebbe stata la fine. Si dimenticò addirittura di vestirsi. Scese in cucina e trovò Betsy intenta a confezionare un sandwich a suo fratello, mentre Sean era appoggiato al lavello della cucina.
- Non posso credere che Justin dedichi così tanto tempo a quella moto!- andava dicendo il ragazzo.
- Ma scherzi?- ribatté Betsy- Non ricordi che fino a poco tempo fa andava in giro con i pantaloni strappati e le pezze al culo pur di mettersi i soldi da parte e comprarsi la sua Honda rossa? Si farebbe uccidere per quella moto!
- Mio fratello non è normale!
- Smettila Sean! Vuoi che ti ricordi la tua fissa per l'impianto stereo della tua macchina? Passavi più tempo là dentro a sentir musica che qui in casa!
Poi la ragazza alzò lo sguardo e notò suo padre fermo sulla soglia della porta. Era pallido in volto.
- Ti senti bene papà?- chiese preoccupata.
- Che hai?- domandò Sean, andandogli incontro.
William tentò ancora di mascherare il suo nervosismo. Inutilmente questa volta.
- Nulla.- disse- Emicrania. Di quelle che ti fanno esplodere il cervello!
- E' per questo che non sei andato a lavoro oggi?- domandò Betsy.
- Già. Ogni tanto mi concedo un giorno di riposo anch'io!
- Te ne dovresti prendere due di giorni di riposo: hai davvero una brutta cera.- puntualizzò Sean.
- Vuoi che chiami il dottore?- si offrì Betsy.
- No, ragazzi sul serio. Mi passerà. Credo che tornerò a letto, così tutto mi passerà.
William abbozzò un sorriso per tranquillizzare i figli e fece per andarsene, quando Justin irruppe correndo in cucina. William, vedendolo in quello stato, s'immaginò il peggio. Invece Justin annunciò:
- Correte a vedere! Dicono che la signora Green è stata assassinata stanotte!
- Che cosa?- gli rispose Sean-Ma ti sei bevuto il cervello?
- Vieni fuori a sentire se non mi credi, idiota!- lo rimbeccò Justin.
Sean non se lo fece ripetere e seguì Justin fuori di casa. Betsy restò con il sandwich pronto a mezz'aria, mentre osservava immobile suo padre che era ancora più impallidito. Intuì che c'era qualcosa che non andava; la sua non era solo emicrania. William lasciò la cucina per tornarsene in camera, tremante, senza aggiungere una sillaba. Betsy allora abbandonò il panino sul tavolo e si decise a seguire i fratelli fuori di casa. E non appena John notò tutti e tre i ragazzi uscire in tutta fretta, scese dalla macchina. Riconobbe in quello il momento buono per parlare con il suo vecchio amico. Betsy nella fretta di uscire doveva aver lasciato la porta semiaperta così John Winchester poté entrare in casa Gravestone indisturbato. Varcò la soglia e si guardò attorno. La prima stanza in cui mise piede fu il salotto dove non poté fare a meno di notare sulla mensola del camino le foto della famiglia Gravestone. Foto di una famiglia felice, quella che lui non ha mai avuto.
- Vattene John, o chiamo la polizia!
William, dalla finestra della sua camera, lo aveva visto scendere dalla macchina.
- Non servirà a nulla. E tu lo sai bene Will.- gli rispose John voltandosi a guardarlo.
Si fissarono per un attimo che sembrò infinito.
- Che cosa vuoi?- chiese poi William.
- Ho cercato di dirtelo questa notte, ma tu non me ne hai dato modo.
- Non mi interessa, John. Io ho chiuso.
John fece un passo in avanti.
- Non decidiamo noi quando chiudere con il male, Will. E sai bene anche questo.
Ora stammi a sentire....
- No. Vattene John. Lascia stare me e la mia famiglia.
John non l'ascoltò e continuò ad avanzare verso di lui.
- Dean e Sam sono scomparsi.- rivelò tutto d'un fiato- Non li sento da circa due settimane. Stavano dando la caccia a qualcosa di grosso, Will, qualcosa che io e te conosciamo bene.
- Non so di cosa stai parlando....
- Parlo della morte di Ally, Will. Di tua moglie.
Nella stanza cadde un breve silenzio.
- No....no...
William iniziò a scuotere la testa in maniera convulsa, come a scacciare il ricordo di quella maledetta notte. John riprese:
- Dean e Sam forse hanno scoperto qualcosa. So che erano diretti in Oklahoma ma ho perso poi le loro tracce. Questo è l'ultimo messaggio di Dean che ho ricevuto.
Estrasse dalla tasca il suo cellulare. Recuperò un messaggio in segreteria e lo mise in viva voce. Dean diceva così: Papà io e Sam crediamo di averlo individuato. Prossima tappa: Tulsa, Oklahoma. Ti aspettiamo, non metterci troppo.
- In Oklahoma nessuno li ha visti.- spiegò poi John- Non ci sono mai arrivati. Qualcosa, o qualcuno, deve averli fermati prima...
William si strinse nelle spalle.
- Mi spiace John, davvero, ma non saprei come aiutarti....
- Sam e Dean sono la sola cosa che mi resta a questo mondo.- supplicò John- Se perdo loro, perdo tutto. Devi aiutarmi, abbiamo sconfitto insieme molti demoni in passato, lo possiamo fare ancora! E c'è la possibilità che quel demone che ha intrappolato Dean e Sam sia.....
- No...no...no...- lo bloccò William alzando le mani come a schermirsi- Non mi lascerò trascinare in questa folle caccia al demone. Ho perso Ally per colpa di queste stupide cacce, ho giurato a me stesso che non mi sarei più lasciato coinvolgere né da te né da nessun altro...ho chiuso con gli spiriti gli esorcismi, le sedute spiritiche....
William si bloccò perché vide che John fissava la soglia del salone. Allora si voltò e vide Betsy che li guardava con espressione sconcertata.
- Ma che cosa....- fece la ragazza.
La disperazione di William raggiunge il culmine.
- No, Betsy ascoltami....- provò a dire.
- Che...cosa stai dicendo papà?- sbottò la ragazza- Che succede qui? Chi è quell'uomo?
- Ascoltami Betsy....
- Non posso crederci Will...- s'intromise John- Non hai mai raccontato la verità ai tuoi figli!
- Verità? Quale verità?
Arrivarono nel frattempo anche Sean e Justin. Quando videro la curiosa scena e lo sconosciuto, chiesero che cosa stava accadendo. William, incapace di rispondere, sentì le lacrime agli occhi e la testa gli esplose. Si voltò a guardare John con occhi carichi di rabbia.
- Adesso basta John!- sbraitò- Tornatene all'inferno dal quale sei venuto!
Senza ancora rendersene conto, si avventò sul suo vecchio amico e lo colpì con un pugno sul volto. John cadde a terra e Betsy urlò.
- Ma che diamine succede papà?- sbottò Sean, allibito.
- Però, che gancio papà!- commentò invece Justin.
John si rialzò quasi subito massaggiandosi il mento. Non sembrò per nulla arrabbiato o offeso per quel gesto.
- Ora si che ti riconosco, Will.- disse- Ma non credi sia giunto finalmente il momento?
- Il momento per cosa?- domandò Betsy esasperata e sempre più confusa.
William si accasciò sulla poltrona. Dare quel pugno sembrò averlo sfinito. Poi disse:
- Della verità, Betsy. Spero solo mi perdonerete per quello che sto per dirvi...

William iniziò a raccontare del suo passato, rivelando l'esistenza dei demoni e delle forze oscure del Male. Sean, Betsy e Justin, ascoltavano quell'assurda storia senza emettere un fiato. Nel frattempo fuori c'era un via vai di macchine della polizia, e gente curiosa che si accalcava per vedere la casa della signora Green o il suo corpo mutilato. E nella cucina della signora Green si trovavano ora solo un paio di poliziotti. I due uomini avevano appena coperto il corpo della vecchia con un lenzuolo, quando questa si risvegliò di colpo. La signora Green, con il ventre ancora squarciato, si alzò e prima che i due poliziotti potessero fare qualcosa li uccise spezzando loro il collo. Quindi il demone uscì dalla porta sul retro lasciando dietro di sé una scia di sangue. In casa Gravestone era invece caduto il silenzio. William aveva finito il suo lungo racconto.
-E' tutto.- disse- Io avrei dovuto dirvelo anni fa ma...
- E' tutto?- chiese con voce atona Sean- Papà, come puoi dire che questo è tutto? Ti rendi conto di quello che ci hai appena detto? Tu ci hai mentito per tutti questi anni, ci hai nascosto la verità sul tuo passato, hai costruito la nostra vita sulle menzogne, hai...
- Lo so, Sean....Ma l'ho fatto per il vostro bene credimi....
- Per il nostro bene?- sbottò il ragazzo- Per il nostro bene?
- Sean, stai zitto e ascolta nostro padre.- lo sgridò Justin che in realtà non sapeva cosa dire- Non sarebbe cambiato nulla se ci avesse rivelato tutte quelle cose sui dem.....Insomma non sarebbe cambiato nulla. Anzi, sarebbe stato peggio...non avremmo mai avuto un'infanzia felice....mentre adesso possiamo capire esattamente di cosa stiamo parlando, di questi dem....
- Che cosa? Ma ti ascolti Justin mentre parli? Che diavolo stai blaterando? Se non riesci neppure a pronunciare la parola demoni, come pretendi di poter capire quello che accade?
- Ragazzi, per favore.- s'intromise John-State calmi. E' difficile accettare la verità ma...
- No, caro signor Winchester, non sto affatto calmo.- rispose Sean minaccioso-Chi è poi lei per arrivare così all'improvviso nelle nostre vite e costringere nostro padre a raccontarci tutte queste balle?
- Non sono balle Sean....- disse William, al limite della disperazione- Ti prego adesso ascoltami....
- No!- gridò Sean alzandosi di scatto dal divano- Ma voi siete tutti pazzi! Io me ne torno al campeggio.....voi siete matti!
Sean si diresse verso la porta, ma le parole di sua sorella lo fecero bloccare.
- E la mamma papà?- chiese Betsy- Era una cacciatrice di demoni anche lei?
- La più in gamba che conoscessi.- ammise William, ricacciando indietro le lacrime.
- E l'hanno uccisa i demoni papà?- continuò Betsy.
Ci fu una breve pausa.
- L'hanno uccisa i demoni papà?- insistette la ragazza alzando il tono di voce.
Il silenzio che seguì valse mille parole.
- No, no, questo è davvero troppo!- sbottò ancora Sean-E' da folli pensare che....no, queste cose non esistono...io me ne vado....
- E' qui, Sean. Proprio lì fuori.- rivelò John.
- Che cosa?- chiese Justin, allarmato.
- Un demone.- spiegò John- Credete davvero che la povera vecchietta a pochi isolati da qui sia morta per caso, o per opera di un ladro o che altro?
Justin sobbalzò sul divano, mentre Betsy si alzò per raggiungere la finestra e guardare fuori.
- Come?- domandò Justin- La vecchia signora Green è morta per opera di un dem....demo...?
- Si, certo come no....- sbraitò Sean-E adesso scommetto che ci dirai anche che Babbo Natale esiste e che le sue renne volano, no?
William si alzò dalla poltrona e si avvicinò al figlio.
- Sean, adesso basta. Devi starmi a sentire. Ho rinnegato troppe volte il passato.....ma ora non è più possibile. Ci hanno trovato....
- No papà.- lo corresse Betsy- Non hanno trovato noi....hanno seguito lui!
E indicò con l'indice John.
- Sapevano che saresti venuto qui?- domandò William.
- Sanno che sto cercando Dean e Sam.- rispose John- E forse sanno anche che sarei venuto qui a chiederti aiuto. Sanno che insieme siamo più forti. Cercheranno di dividerci ancora....e stavolta faranno in modo che sia per sempre.
- Dunque li hai portati da noi....- concluse Justin anche se non sapeva di cosa diamine stavano parlando.
- Ma portati chi? Ma che cavolo state dicendo? Ma voi siete completamente pazzi....io me ne vado....
Sean, sempre più esasperato, si avviò alla porta d'ingresso.
- Tu non esci da questa casa Sean.- comandò William.- Torna immediatamente qui. Non è un gioco. Morirai se uscirai fuori. Sean, Sean!
Poi l'urlo di Betsy richiamò l'attenzione di tutti. Davanti al vetro della finestra del soggiorno, era appena apparso il volto insanguinato della signora Green. Betsy non riuscì a muovere un muscolo per lo spavento, e fu John a tirarla via da lì afferrandola per le braccia. Restarono tutti a fissare impietriti ciò che accadeva: il demone, fracassò il vetro della finestra con una testata e tentò di entrare ghignando.
- Papà che facciamo?- gridò Betsy incapace di staccare gli occhi da quella che fino a poco tempo prima era stata la sua vicina di casa.
- Will....rispondi a tua figlia.- disse John, che di tutti sembrava quello meno spaventato- Oramai non puoi più scappare dal passato.
William esitò ancora un istante. Guardò le facce dei figli; la parola terrorizzati non sarebbe bastata a descriverle. Questo gli diede una scossa e mutò finalmente atteggiamento: doveva proteggere la sua famiglia ora.
- Correte al piano di sopra e nascondetevi ragazzi,e non scendete per nessuna ragione. Io e John prepareremo una bella trappola per demoni.
Sean, Betsy e Justin restarono immobili. Poi fu Sean a muoversi per primo: afferrò sua sorella e comandò al fratello minore di seguirlo. Justin ubbidì senza farsi pregare. Corsero su per le scale e al piano di sopra si nascosero in camera dei genitori.
Il demone nel frattempo, sotto le spoglie mutilate della signora Green, era riuscito a entrare nel salotto.
- In cantina John.- gridò William con l'intento di farsi udire soprattutto dal mostro- Lì ho tutto quello che ci serve.
- Lo spero davvero, Will. Io ho lasciato quasi tutto in macchina.
- Devo avere ancora qualche munizione dal passato!- aggiunse William mentre correva verso la porta della cantina con John che gli stava alle costole.
- Come ai vecchi tempi!- disse quest'ultimo.
- Come ai vecchi tempi....- ripeté William- Se solo ci fosse Ally...
Il demone li seguì: John aveva avuto ragione, era lì per ucciderli e per impedire così che tornassero a cacciare assieme. I due uomini scesero in cantina e iniziarono a darsi da fare: c'era un demone da intrappolare. Proprio come ai vecchi tempi.
Nel frattempo al piano di sopra i tre fratelli attendevano. Justin misurava a grandi passi il pavimento, Betsy non riusciva a stare ferma e batteva ripetutamente un piede a terra torturandosi le mani. Sean era l'unico a starsene immobile a fissare il pavimento.
- E' tutto assurdo, è tutto assurdo, è tutto assurdo....- andava ripetendo.
- Smettila Sean, mi dai sui nervi!- lo rimproverò Betsy.
Sean le rispose, scontroso:
- Come puoi, Betsy?
Betsy smise di battere il piede sul pavimento.
- Come posso cosa?
- Credere a nostro padre?
La ragazza gli rivolse un'espressione di rimprovero.
- E tu come puoi non credergli?- gli disse.
Sean si risentì di quelle parole. Sua sorella aveva ragione, si stava facendo trasportare dalla paura di una verità che continuava a negare.
- E' tutto così reale.....Dio mio....- aggiunse Justin quasi alle lacrime- Che facciamo?
- Non possiamo restarcene chiusi qui....- disse Betsy con voce incrinata dal terrore.
Aveva ancora davanti agli occhi il volto trasfigurato della signora Green.
- Hai ragione Betsy.- parlò Sean alla fine risollevando lo sguardo- Io vado di sotto.
- Che cosa? Ma sei tutto scemo? Lì c'è un dem.....- provò a obiettare Justin.
- Non posso restare fermo qui senza muovere un muscolo.....- continuò Sean- Justin, tu resta qui con Betsy e non perderla mai di vista ok?
A Justin quel piano non piacque affatto.
- No, no- disse- non possiamo dividerci....
- Just per favore.- insistette Sean fissando il fratello negli occhi- Io devo scendere.
Justin si costrinse ad annuire. Sean e Betsy si scambiarono un'occhiata d'intesa, quindi la ragazza prese a guardarsi attorno e quando vide il crocefisso appeso alla parete sopra il letto dei genitori, si mosse per prenderlo e lo diede al fratello.
- E con questo? Che devo farci?- le domandò Sean.
- Ti proteggerà!- rispose lei abbozzando un sorriso.
Sean annuì. Quindi si raccomandò ancora di non lasciare la stanza per nessun motivo.
Poi aprì lentamente la porta e uscì in corridoio. Si affacciò alla balaustra per vedere chi o cosa ci fosse al piano inferiore. Non si avvertiva un rumore. Scese le scale brandendo il crocefisso come un'arma e si sentì per questo molto ridicolo. Camminò molto lentamente verso la cantina, cercando di non fare rumore. Avvertì poi del trambusto e per questo decise di aumentare il passo. Quando si affacciò sulla porta della cantina vide uno spettacolo davvero assurdo: John steso a terra e la Signora Green- demone che avanzava verso suo padre, in un angolo della cantina. A terra c'era un cerchio fatto con il sale e al suo centro, disegnato con il gesso rosso in modo molto frettoloso, uno strano simbolo. Sean fece per scendere, ma il demone parlò e la sua voce gracchiante e cavernosa allo stesso tempo lo immobilizzò.
- Questi trucchetti sono vecchi, William.- disse il demone.- Non hanno salvato Ally, e ora non salveranno te. Avresti fatto meglio a non decidere di darci la caccia di nuovo. La pena ora sarà la morte!
Sean sentì poi il padre recitare una formula in latino ma il demone scoppiò in una risata sarcastica prima ancora che lui potesse finire.
- Te l'ho detto William, non puoi fare nulla.- disse ancora il mostro- Non hai più la stoffa per queste cose!
La signora Green, o quello che ne era rimasto di lei, fece per avventarsi su William. Ma Sean, vedendo il padre in pericolo, trovò la forza e la lucidità per lanciare addosso al demone l'unica cosa che teneva in mano: il crocefisso.
- Sta' lontano da mio padre, mostro!- urlò poi il giovane.
Poi accadde tutto davvero velocemente: il demone si voltò verso Sean e alzò un braccio per scaraventarlo lontano, ma John fece appena in tempo a rialzarsi e a impedirglielo, afferrandolo per le spalle. L'uomo, con un gesto di disperazione, riuscì a farlo cadere al di là del cerchio di sale, proprio sopra il simbolo disegnato.
- Andiamo Will!- gridò poi- Ripeti la formula!
William ubbidì e ripeté il rito in latino; non appena ebbe completato il simbolo disegnato con il gesso rosso s'illuminò. John lasciò il demone e si affrettò a uscire dal cerchio. Il demone cacciò un urlo terrificante, mentre venne circondato da un lampo di luce e successivamente dalle fiamme. Si dissolse e scompare tra le sue stesse grida. Nella cantina piombò il silenzio. William corse subito da suo figlio.
- Stai bene, Sean?- gli domandò.
Sean fissò il cerchio dove il demone era svanito e fece un cenno con la testa.
- No, papà....per nulla....
- Non hai perso il tuo tocco, Will.- disse John battendogli un colpo su una spalla- Tranne per quell'orribile scarabocchio sul pavimento. Ma è servito lo stesso. Come ai vecchi tempi.
William sforzò un sorriso.
- Ma scherzi? Non avevo mai intrappolato un demone in accappatoio e pantofole.
I due cacciatori di demoni si sorrisero. Per un momento parve a tutti e due di essere tornati indietro nel tempo.
- Vai di sopra, Will.- disse poi John – Metto a posto io qui. Vai dai tuoi figli.
William annuì e assieme a Sean, ancora sotto shock per quello che era accaduto, salì al piano di sopra. Ma quando provò ad aprire la porta, Betsy e Justin gli si avventarono contro la prima brandendo una bajuour e il secondo un paio di stampelle di legno per abiti.
- E con quelle che cosa volevate farci?- chiede William divertito.
Prima Betsy e poi Justin scoppiano in una risata nervosa.
- E' tutto finito papà?- chiese Betsy gettandoglisi tra le braccia.
- Per ora, Betsy. Per ora.
William guardò Sean, ancora muto e serio.
- Scendiamo di sotto ragazzi.- disse.
Si accomodarono in salotto, e solo quando si sedette sul divano Sean parlò:
- Allora è tutto vero papà.....i demoni.....i mostri...
William annuì.
- Si, Sean. Moltissima gente non ne è a conoscenza, oppure semplicemente finge che certe cose non esistono. Ma il Male è tutto attorno a noi, e alcune persone, come John o me o tua madre ad esempio, scelgono di combatterlo.
- La mamma è stata uccisa da un demone, non è morta per un infarto come mi hai fatto sempre credere, non è vero?- domandò il ragazzo.
William si accorse di non poter più mentire. Annuì.
- Si, Sean. Ci attaccò di sorpresa una notte. Eravamo a fare un viaggio in Arizona, ricordi? Lasciammo te, Justin e Betsy a casa con i nonni. Non era una vacanza, davamo la caccia a qualcosa di grosso lì. Ma lei non fece attenzione, era molto più coraggiosa di me, molto più testarda. E andò da sola in quel cimitero. Quando la raggiunsi, era già morta. Diedi la caccia a quel maledetto, ma non lo trovai. Non riuscii a vendicarla e questo mi fece quasi impazzire. Chiusi con la caccia e mi convinsi che il Male non esisteva più. Ma non è così, Sean, non è così. Vi ho protetto nella menzogna, ma il passato non si può seppellire. Sono stato indifferente alle richieste d'aiuto di persone che sapevano quello che facevo, e che mi chiamavano disperate. Ho finto che tutto andasse bene.
- Ma ora non puoi più farlo...- disse Justin.
- No. Non più.
- Ora non possiamo più farlo.
Sean accentuò la parola possiamo.
- Papà, non possiamo più farlo.- proseguì il giovane- Oramai ci siamo tutti dentro fino al collo! Non ti lasceremo affrontare tutto questo da solo.
- No, ragazzi ascoltatemi...voi non vi rendete conto di quello che dovrete affrontare....
- No, papà, tu non ti rendi conto!- esplose Betsy quasi fino alle lacrime- Ci hai fatto sempre credere che la mamma fosse morta per cause accidentali, quando invece tu conoscevi benissimo la verità. Ma come potevi guardarci negli occhi e menrtici così spudoratamente? Come hai potuto nasconderci che lì fuori ci sono demoni, fantasmi e che ogni giorno noi eravamo in pericolo? Che ogni giorno potevamo morire? Io non voglio scappare come te. Io voglio essere come la mamma....
- Betsy ha ragione.- aggiunse Sean-Noi non ci nasconderemo, vero Just?
- Assolutamente.
Prima che William potesse controbattere, John li raggiunse.
- Tutto ok in cantina.- disse- Ora possiamo tornare a parlare di Dean e Sam?
- Chi sono Dean e Sam?- domandò Justin-Cacciatori o dem.....dem-o-n-i?
- Dean e Sam sono le persone che hanno bisogno d'aiuto.- rispose William- Sono le persone che dobbiamo trovare.
John fu sollevato ma non sorpreso da quelle parole. Sapeva che il suo vecchio amico di caccia lo avrebbe aiutato alla fine. La notte scese più lesta del previsto. Sean, Betsy e Justin si ritrovarono in salotto a guardare la TV. Solo quando il notiziario locale passò la notizia della morte della Signora Green, si ridestarono ognuno dai propri pensieri. Justin cambiò subito canale.
- Quella vecchia è stata un incubo anche nella morte.- disse- Mi ricordo quando mi sgridava di non passare sulle sue aiuole e calpestare le sue campanule. I cani randagi lo facevano e quella dava la colpa a me...roba da matti...
- A me invece fa pena;- lo corresse Betsy- è stata un'orribile morte la sua.
- Peggio è stata la sua resurrezione.- puntualizzò Sean.
- Non ho ben capito: il demone l'ha uccisa e si è impossessato del suo corpo?- chiese Justin.
Fu Sean a rispondergli:
- Più esattamente ha preso le sue sembianze.
- Dio, poteva scegliersi una veste migliore.....che ne so....Paris Hilton per fare un esempio.....
- Pensavo che Paris Hilton fosse già un demone!- ironizzò Betsy.
Scoppiano a ridere per poi farsi subito seri. Scese un breve silenzio.
- Posso dormire in camera con voi stanotte?- domandò Betsy.
- Assolutamente no. Io pensavo di restare a dormire qui in salotto. Ho paura di trovarmi un dem.....Non riuscirò mai a dirlo.....Un dem....nel letto insomma....
- Questa è davvero un'idea stupida!- lo canzonò Sean.
- Non quanto quella di lanciare un crocefisso addosso alla vecchia Green resuscitata!- rispose Justin allo stesso modo.
Sean si rifece serio.
- No, quello è servito invece. Mi è servito a guardare in faccia il Male. Ed è spaventoso, ragazzi. Non so cosa accadrà adesso. So però che sarà spaventoso....
Nella stanza scese il silenzio. Betsy, dopo circa un quarto d'ora, chiuse gli occhi e si addormentò con la testa poggiata sulla spalla di Justin. In cucina intanto John e William sedevano al tavolo davanti a una bottiglia di whisky. Stavano discorrendo a voce molto bassa.
- Cosa hai detto ai tuoi figli della morte di Ally?- domandò John.
- L'indispensabile.- rispose secco William bevendo il suo secondo bicchierino di whisky.
- Non hai rivelato loro che era incinta quando morì?
A quelle parole William rabbrividì.
- Assolutamente no.- disse- E' già stata dura raccontare la verità dopo tutti questi anni. Del bambino che portava in grembo non devono sapere nulla.
- Quel bambino potrebbe essere ancora vivo...
- Impossibile. Ally era incinta di soli tre mesi quando è morta.
- Ma chi l'ha uccisa le ha strappato via il feto, ricordi? O hai rimosso anche questo?
William trattenne un singhiozzo.
- E' l'unico particolare che ho ben stampato nella memoria, quello che mi ha fatto rinnegare tutto, quello che mi tiene ancora sveglio la notte.
- Quel feto è stato scelto Will. Non a caso Ally è stata perseguitata e uccisa così barbaramente. Il figlio di due cacciatori di demoni. Il bambino potrebbe essere stato cresciuto e allevato dal Male. Tuo figlio potrebbe aver catturato Dean e Sam.
William scosse energicamente la testa e picchiò il suo bicchierino sul tavolo.
- I miei figli sono tutti e tre in salotto.- disse con tono che non ammetteva repliche- Non ne ho altri. E adesso versami altro whisky.

Betsy sognò un cimitero quella notte. Vide una lapide, la lapide di sua madre. Vi era un giovane accanto alla lapide, ma che non riuscì a vedere bene in volto perché voltato di spalle. Poi però qualcosa le suggerì di voltarsi e quando lo fece vide un altro ragazzo a terra, con le mani e i piedi legati. Nonostante l'oscurità riuscì a notare il suo viso sporco di sangue e fango. Provò ad avvicinarsi per vedere meglio ma in quel momento si svegliò di colpo. E proprio nel medesimo momento, in un posto lontano freddo e isolato, legato e gettato a terra anche Sam Winchester si destò di soprassalto: aveva fatto lo stesso sogno. Aveva sognato Betsy.

La trama




William Gravestone è un ex cacciatore di demoni che ha sepolto il suo passato a seguito della morte della moglie Ally, nascondendo così la verità ai suoi tre figli Sean, Betsy e Justin.
Ma una notte riceve un'inaspettata telefonata da parte di John Winchester, suo vecchio amico con il quale in passato ha condiviso molte cacce ai demoni. John lo informa che i suoi due figli, Dean e Sam, sono scomparsi misteriosamente e lo supplica di aiutarlo nella loro ricerca.
William così torna a fare i conti con il suo passato e si trova costretto a rivelare ogni cosa ai suoi figli, scoprendo forse che la realtà è ancora più dura di quanto non si aspettava...